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Anno edizione: 2013
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Edizione Il Saggiatore - Tascabili 291 Narrativa - marzo 2013 - in COPERTINA FLESSIBILE ILLUSTRATA e ben conservata. Pagine all'interno leggermente imbrunite fattore tempo ma volume in buone condizioni. Disponibilità immediata e spedizione con corriere tracciata. . 416 Ottimo (Fine) Edizione Il Saggiatore - Tascabili 291 Narrativa - marzo 2013 - in COPERTINA FLESSIBILE ILLUSTRATA e ben conservata. Pagine all'interno leggermente imbrunite fattore tempo ma volume in buone condizioni. Disponibilità immediata e spedizione con corriere t
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Libro da non perdere per gli appassionati di calcio(soprattutto d'Oltre Manica):si legge tutto d'un fiato.L'unica cosa che mi ha disturbato sono le innumerevoli volte in cui viene ripetuta la parola C...o(non per essere snob ma perchè senza queste si sarebbero risparmiate una trentina di pagine).Onore all'autore e grande rispetto-postumo- per il grande allenatore Brian Howard Clough!
Se non si ama il calcio, il romanzo può risultare indigesto: 400 pagine zeppe di ossessione calcistica forse sono troppe; ma il bello del libro è proprio che dimostra quanto gli uomini possano essere irrazionali. L'ossessione è quella di Clough per il Leeds United: il romanzo racconta i suoi 44 giorni come allenatore dei giocatori che aveva insultato per anni in tv e sui giornali (calciatori che, pur di far sloggiare il nuovo mister, preferiscono perdere le partite). Interessante è poi la panoramica sul calcio anni '70, quando in premier league si viaggiava in bus leggendo tascabili e giocando a carte; quando pranzare al ristorante e sfoggiare giacche di pelle era un lusso. Dal libro esce un Clough sgradevole, alcolizzato, schiavo della propria immagine, ossessionato dal fallimento e dal confronto col rivale Revie. Raramente ne emerge il lato umano: solo quando è braccato pensa a moglie e figli; perfino il dolore per la perdita della madre viene soffocato dalle pressioni lavorative, che lo fanno diventare aggressivo anche con Peter Taylor, unico amico e prezioso collaboratore, eppure sfruttato e raggirato. Sarà per la bravura dei protagonisti e per la scena memorabile di Brian che chiede perdono a Peter inginocchiandosi e chiamandolo "baby", o sarà perché il film non fa menzione dei tentativi di appropriazione indebita da parte di Clough, ma a me la pellicola piace anche più del romanzo. Perché il film è la storia di un'amicizia che non si distrugge neppure a causa di un bastardo egocentrico come Clough; perché dimostra come si possa rialzare il culo anche dopo essere finiti dalle stelle alle stalle nel giro di pochi giorni; perché, oltre a strappare più di un sorriso, dà quella speranza che nelle pagine del libro sembra annegata nell'alcool e nel rancore per una carriera finita anzitempo. Insomma, se amate il calcio, il libro vi piacerà senza dubbio; se preferite una storia un po' meno vera, ma con un po' più di speranza, guardate il film!
eh si, sono di parte, adoro il calcio e sono affascinato in particolare dalla figura degli allenatori, il romanzo l'ho finito in mezza giornata e l'ho trovato molto convincente dal punto di vista puramente tecnico/calcistico, nella costruzione (o forse la riproduzione?) di un personaggio forte e di una classica amicizia virile, nella descrizione degli ambienti proletari dell'Inghilterra dell'epoca. un pó meno convincente la lingua, secondo me fin troppo modellata sugli esempi di Ellroy e di Amis, seppur funzionale al racconto. dó quasi per scontato che se non amassi il calcio la stella sarebbe stata una in meno, Peace é comunque da seguire, poi fuori dal noir manca la dimensione "malata" che mi aveva un tantino disturbato in 1974
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