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Manifesto per la soppressione dei partiti politici
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Manifesto per la soppressione dei partiti politici - Simone Weil - copertina
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Manifesto per la soppressione dei partiti politici

Descrizione


Sopprimere i partiti politici. Tutti, nessuno escluso. Perché in quanto organizzazioni verticistiche e inquadrate, essi sono autoritari e repressivi per definizione. E alcuni, quelli italiani ad esempio, mostrano un totale disinteresse per la res publica, ma un talento inenarrabile nel sottrarre denaro pubblico alla comunità. Quindi vanno soppressi, per il bene comune. Simone Weil, una riformista rivoluzionaria, una delle menti più brillanti della sua generazione, poco prima di scomparire prematuramente per malattia nel 1943 ha lasciato questa "modesta proposta". Un manifesto pieno di passione e di fuoco dove si afferma che aderire all'ideologia di un partito, in certe condizioni storiche, significa limitarsi a prendere una posizione, pro o contro qualcosa. Significa rinunciare a pensare. È questa la democrazia? E oggi, i partiti politici rappresentano davvero la volontà dei cittadini o sono dei semplici organismi che hanno come unico fine quello di riprodursi? Accogliere la proposta della Weil significa uscire dal letargo per tornare a pensare con le nostre teste. Con una prefazione di André Breton.
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Dettagli

2012
30 maggio 2012
60 p., Brossura
9788876156977

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luciano
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Simone Weil scende, costi quel che costi, nella profondità e in quella profondità trova ciò che conta; la Giustizia, la Verità, il Bene. Sono queste le "cose", che nel cammino attraverso la vita, debbono accompagnare i nostri passi; punti di riferimento con cui leggere attentamente gli avvenimenti del mondo e il nostro modo di essere. "La verità è una. La giustizia è una". E in questo Simone Weil non accetta mezze misure, compromessi, scorciatoie, esigente con se stessa e con gli altri. Ed è sulle fondamenta del bene che ritiene importante la questione se nei partiti " ci sia un bene che abbia la meglio sul male e renda così la loro esistenza desiderabile", ovvero "se sono un male, è certo che nei fatti e nella pratica non possono produrre altro che male. E' un articolo di fede". Quando il singolo rinuncia alla sua luce interiore e obbedisce, contro se stesso, alle direttive del partito politico a cui appartiene, allora, abdica ai valori supremi di Verità e Giustizia. A questo punto vince la logica del partito, vince la menzogna, e ciò non può essere che male. " Ma se l'appartenenza a un partito obbliga sempre, in ogni caso, alla menzogna, l'esistenza dei partiti è assolutamente, incondizionatamente, un male". L'adesione ad un partito si sostituisce all'operazione del pensiero. Si tratta di " una lebbra che ci sta uccidendo"; se vogliamo liberarci da questa lebbra bisogna incominciare con "la soppressione dei partiti politici".

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Fabrizio Porro
Recensioni: 5/5

Dicono che votare sia l'unica arma che abbiamo per cambiare le cose. Dicono che il voto sia un diritto. Noi pensiamo, invece, che che le nostre armi migliori siano i nostri cervelli e le nostre azioni. Pensiamo che i nostri desideri non vadano delegati. Il voto è uno strumento di controllo calato dall'alto per filtrare, rallentare e sottomettere i nostri desideri. Abbiamo mai desiderato intorno a noi delle discariche? Abbiamo mai desiderato contratti di lavoro da caporalato? Abbiamo mai desiderato di essere schiavi di un lavoro in nero? Abbiamo mai desiderato la distruzione della socialità nelle nostre città? Pensiamo che tutto ciò sia frutto di un voto sbagliato? Ebbene il vero sbaglio è stata la nostra complicità a tale meccanismo, ovvero il nostro voto. Il nostro voto ha legittimato i comitati d'affare che governano e hanno governato la nostra terra. Il nostro consenso, estorto con varie promesse clientelari, è dunque una loro arma, non la nostra. I governi, siano essi regionali o nazionali, ci vogliono sempre più sottomessi, bisognosi di chiedere aiuti ed assistenza, quindi non saranno loro a risolvere i nostri problemi. Per questo non dobbiamo essere ancora una volta complici dei loro crimini. Piuttosto costruiamo insieme intorno a noi, nei quartieri, a scuola , sul lavoro reti di solidarietà e cooperazione che rendano inutili i progetti propagandati da chi, in realtà, mira a sfruttare i nostri bisogni e le nostre frustrazioni, per questo non votare è la vera arma di azione diretta e di autogestione diffusa ovunque! Ecco qui la perfetta sintesi di Simone Weil. E' davvero difficile dargli torto !

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Simone Weil

1909, Parigi

Simone Adolphine Weil, di ricca famiglia ebraica che le impartì un’educazione raffinata e severa, fu allieva di Alain di cui subì profondamente l’influsso. Dopo essersi laureata in Filosofia all’École Normale Supérieure, insegna fra il 1931 e il 1938 nei licei di varie città di provincia. Nell’inverno del 1934 abbandona l’insegnamento per lavorare come manovale nelle fabbriche metallurgiche di Parigi (per poter “parlare della causa operaia con cognizione di causa”). lavorando nelle officine Renault come operaia per circa otto mesi. Testimonianza di questa esperienza, che ebbe gravi conseguenze per la sua salute, sono il diario e le lettere raccolte sotto il titolo La condizione operaia (La condition ouvrière,...

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