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Manipolazione fasciale. Parte pratica. Primo livello
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Manipolazione fasciale. Parte pratica. Primo livello - Luigi Stecco,Antonio Stecco - copertina
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Manipolazione fasciale. Parte pratica. Primo livello

Descrizione


"Benvenuti in un nuovo campo eccitante della terapia muscolo-scheletrica: l’affascinante mondo della fascia. La fascia forma una rete tensionale continua in tutto il corpo umano, che copre e collega ogni singolo organo, ogni muscolo e anche ogni nervo o minuscola fibra muscolare. Dopo diversi decenni di grave trascuratezza, questo tessuto onnipresente si è trasformato da “Cenerentola della scienza ortopedica” in super star nell’ambito della ricerca medica. A partire dai primi anni di questo secolo, il numero di articoli riguardanti le ricerche sulla fascia, in riviste peer-reviewed, ha registrato un aumento quasi esponenziale. Il 1° Congresso Internazionale “Fascia Research”, tenutosi presso l’Harvard Medical School nel mese di ottobre 2007, è stato celebrato con il riconoscimento in tutto il mondo. In parallelo alla rapida crescita nel campo della ricerca, vi è anche il riconoscimento che questo tessuto giochi un ruolo molto importante per la salute, rispetto a quanto stimato nei decenni precedenti. Ogni medico ricorda che la fascia, nei corsi di anatomia e di dissezione, era considerata come “roba di imballaggio” che bisognava prima pulire, al fine di “vedere qualcosa”. Allo stesso modo i libri di anatomia presentano l’apparato locomotore togliendo per bene la fascia biancastra, semi-trasparente. Mentre gli studenti apprezzano queste semplificazioni grafiche accattivanti, con i muscoli lucidi e rossi, i terapisti manuali sono frustrati quando vedono queste mappe semplificate, che non presentano il corpo reale come sentono durante la palpazione terapeutica. I muscoli non trasmettono tutta la loro forza dai tendini allo scheletro, come di solito è evidenziato nei disegni dei libri di testo, ma distribuiscono una gran parte della loro contrazione alla fascia. La fascia trasmette queste forze ai muscoli antagonisti e ai muscoli sinergici e questa trasmissione può influenzare le regioni più lontane. Se guardiamo da vicino due muscoli potenti, come il grande gluteo e il tensore della fascia lata, vediamo che essi si inseriscono sulla fascia laterale della coscia, chiamata tratto ileotibiale. Questo è parte dell’involucro fasciale della coscia, chiamato fascia lata, che influenza il quadricipite, il comportamento del ginocchio e di tutta la parte inferiore della gamba. Questa visione della fascia rende obsoleta la ricerca sulla partecipazione di un muscolo ad un particolare movimento. I muscoli non sono unità funzionali, in quanto la maggior parte dei movimenti è generata da molte unità motorie distribuite su alcune porzioni di un muscolo o su più muscoli. Le forze tensionali di queste unità motorie vengono poi trasmesse ad una complessa rete fasciale, che le trasforma in movimento finale del corpo. Analogamente, è stato dimostrato che la rigidità ed elasticità fasciale svolgono un ruolo significativo in molti movimenti balistici del corpo. Da studi compiuti sui tessuti di vitelli, canguri, antilopi e cavalli, è emerso che il rinculo fasciale gioca un ruolo impressionante in molti dei movimenti umani. La forza di gettare una pietra o di saltare in alto dipendono non solo dalla contrazione delle fibre muscolari, ma anche dal modo con cui l’elasticità della rete fasciale sostiene questi movimenti. Se l’architettura della nostra rete fasciale è un fattore così importante nel comportamento muscolo- scheletrico, ci si chiede perché questo tessuto sia stato trascurato per tanto tempo. Ci sono diverse risposte a questa domanda. La principale deriva dal metodo classico della ricerca anatomica, cioè quella di separare il corpo in parti per potere dare a ciascuna un nome. Si può dare il nome alle ossa e ai muscoli, ma non alle fasce, in quanto il corpo fasciale è un grande organo, con centinaia di addensamenti “corda-like” e migliaia di logge, tutti collegati da setti robusti. Questa varietà di fasce ha favorito l’uso di molte terminologie differenti per descrivere tipi di tessuto compresi sotto il termine “fascia”. Sia il sottile endomisio intramuscolare sia la fascia superficiale possono essere considerati fascia o meglio tessuto connettivo lasso. Pure il tessuto connettivo denso irregolare può essere incluso fra le fasce e anche fra le aponevrosi. Permettetemi, quindi, di presentarvi la definizione nuova di fascia proposta al primo Congresso sulla Fascia. “Il termine ‘fascia’ comprende la componente del tessuto connettivo che permea il corpo umano. Questo include non solo il tessuto connettivo denso (come setti, capsule articolari, aponeurosi, capsule d’organo o retinacoli), che forma la ‘vera fascia’, ma comprende anche gli addensamenti di questa rete che formano i legamenti e i tendini. Inoltre comprende i tessuti connettivi lassi come la fascia superficiale o lo strato più interno dei muscoli, detto endomisio”. Anche se non tutti saranno favorevoli a questa nuova definizione, tuttavia essa offre molti vantaggi importanti. Infatti non c’è più bisogno di disegnare linee di demarcazione tra capsule articolari, legamenti e tendini, perché tutti questi tessuti fasciali sono visti come una rete interconnessa che si adatta alle esigenze tensionali locali. Il termine “fascia” si adatta bene alla radice latina del termine, che significa benda o cinghia unificante, cioè “tessuto connettivo”. La fascia è un organo sensoriale. È stato dimostrato che essa è densamente innervata con molte terminazioni nervose sensoriali, tra cui meccanocettori e nocicettori, che possono diventare la fonte delle sindromi dolorose miofasciali. La “fascia”, se intesa nella definizione più ampia del termine sopra descritto, è uno dei più ricchi organi sensoriali; è sicuramente il nostro più importante organo per la propriocezione. La famiglia Stecco, due dei quali sono gli autori di questo libro, è diventata una forza trainante in questo nuovo campo. Il loro primo libro “La manipolazione fasciale per le disfunzioni muscoloscheletriche” (Piccin, 2004) ha già attirato l’attenzione di tutto il mondo. Non è stata, quindi, una grande sorpresa che la loro presentazione al Congresso sulla Fascia di Harvard nel 2007 sia stata onorata con un premio speciale per la qualità scientifica e la ricchezza di implicazioni. Questo nuovo libro, che non solo approfondisce la teoria e i dettagli anatomici del primo libro ma anche presenta una descrizione precisa della loro tecnica terapeutica, avrà un impatto importante su tutto il campo della terapia manuale. Gli autori presentano un nuovo modello biomeccanico concernente il contributo della fascia, che forma i centri di coordinazione neuromuscolare, i centri di percezione e i centri di fusione. Pur essendo questo un modello completamente nuovo, tuttavia è presentato in un modo molto convincente. Le proposte presentate in questo libro comprendono non solo dettagli filogenetici e neurofisiologici, ma includono anche migliaia di ore di ricerca sui cadaveri, eseguite dalla figlia Carla Stecco, MD, e dal figlio Antonio Stecco, MD. I loro studi hanno portato a numerose nuove scoperte e descrizioni anatomiche, pubblicati su riviste scientifiche anatomiche peer-reviewed. Chi ha seguito le nuove pubblicazioni sulla fascia nella letteratura scienti- fica degli ultimi anni avrà notato questi importanti contributi. Questa famiglia ha studiato la morfologia e la topografia fasciale in dettaglio, che non è solo impressionante, ma ha anche portato alle scoperte e alle descrizioni che supportano il nuovo modello di coordinamento neurofasciale presentato in questo libro." (Prefazione)
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Dettagli

2
2017
30 marzo 2017
310 p., ill. , Brossura
9788829928118
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