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Un romanzo che ricostruisce lo spirito di un’epoca di splendori e miserie e, nello stesso tempo, presenta in maniera del tutto inedita una delle relazioni più scandalose dell’epoca del Re Sole.
Jean Teulé si diverte. Si diverte con questo suo «Il Marchese di Montespan». E vuole e riesce a divertire il lettore. «I mariti sono gli ultimi ad aprire gli occhi sulla realtà della loro sventura» (p.86). È un romanzo che ti fa sorridere, come pochi, attingendo a larghe mani da una storia vera, già di per sé al limite della farsa, e in queste pagine messa in scena come una pièce di Moliere. «Louis-Henri, accettate le cose come sono, altrimenti tutti finiranno per trovarvi indigesto. Il re è irritato dalle manifestazioni clamorose e ripetute di una persona tanto insolente da osare reclamare la moglie. A Parigi siete ormai un personaggio da commedia. Del resto, pare che Molière ne stia scrivendo una su di voi». Poi si è voluto sprecare inchiostro e carta per dire che Teulé rappresenta in modo realistico la realtà quotidiana della Francia di fine '600 («le miserie del popolo sono la volontà di Dio e non vale la pena sprecarci sentimenti», p.19), l'a-moralità della nobiltà («se giudicate dalle apparenze in questo ambiente, vi ingannerete spesso. [...] Ciò che sembra non è quasi mai la verità», p.91), dell'entourage di Sua Maestà e della Corte, la "presunzione assoluta" del Re Sole («Be', l'amore del re non è certo un insulto», p.75)... Gli stralci di recensioni che infarciscono la copertina, come al solito, fanno supporre che chi le ha scritte non abbia letto nemmeno il libro. Mille baggianate quasi a voler dare una "legittimità" a questo romanzo (perché è un romanzo, non una "biografia autorizzata", con grandi "libertà storiche" che una solida formazione scolastica non impiega molto a rilevare e svelare) che è già troppo bello e divertente in sé, senza bisogno di gettargli addosso inutili orpelli fondati sul nulla. Che si legga un romanzo, prima di recensirlo. Non basta avere una "firma" su una nota testata giornalistica. «C'è qualcosa di marcio nello Stato francese, qualcosa che [...] ha preso nei quartieri miserabili di Parigi e si è infiltrato a Versailles...».
buona lettura, soprattutto le descrizione della realtà storica; comunque non mi ha entusiasmato
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