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Marinetti. Futurismo in Liguria. Ediz. illustrata - Franco Ragazzi - copertina
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2006
3 luglio 2007
240 p., ill. , Rilegato
9788871728117

Voce della critica

"La fila delle navi-quadri s'immobilizza, a 3 km. da Sampierdarena, nel mare. Andiamo, amici, a visitare a nuoto la prima grande esposizione futurista!". Così, nel romanzo L'alcova d'acciaio, cheebbemolta fortuna nel 1921,il tenenteFilippo Tommaso Marinetti si tuffa nel Tirreno e raggiunge (o immagina di raggiungere) le decine di navi da guerra alla fonda nel golfo di Genova, mimetizzate con figurazioni non meno (o forse più) avveniristiche di quelle dei quadri futuristi. Il cantore della guerra, che ha appena finito di igienizzare il mondo, si esalta allo spettacolo navale come davanti alle opere di Boccioni, Carrà, Russolo, che elettrizzano il suo studio e il suo animo nella villa di Capo Berta, dove trascorre l'estate.
Anche la Liguria, terra aspra ma vacanziera, ebbe ai tempi suoi, grazie al poeta parolibero e a un manipolo di geniali compagni, trascorsi avanguardistici. Ce lo ricorda, con dovizia di testimonianze, contributi critici e regesti scientificamente ineccepibili, questo corposo volume edito per iniziativa della Società economica di Chiavari. Occasione dell'opera è la memorabile giornata che, settantacinque anni fa, il 22 novembre 1931, il fondatore e instancabile promotore dell'unico movimento d'avanguardia italiano trascorse nella fiorente cittadina del Tigullio, partecipando a un ormai mitico "aeropranzo futurista". Ma Chiavari poteva dirsi marinettiana fin dal 1920, quando aveva organizzato una prima esposizione futurista caricaturista, con immancabile seguito di "serata futurista", concerto di intonarumori a pizzico, telefonate tra la terra e la luna e altre novità, suscitatrici di entusiasmi e di altrettanto incontenibili gazzarre.
Il libro curato da Franco Ragazzi mescola bene le carte storiche, giustapponendo gli aspetti farseschi del movimento con le autentiche istanze modernistiche che lo caratterizzarono. Da La Spezia a Genova al Ponente, l'intera Liguria fu partecipe di quelle esperienze d'avanguardia. Alcune di rilievo non solo italiano, come le ceramiche futuriste di Tullio d'Albisola, i "libri di latta" della Lito Latta di Savona, l'architettura delle colonie Fara di Chiavari e Burgo di Moneglia, le decorazioni pubbliche futuriste documentate nella grande mostra di plastica murale del 1934 a Genova. E a Oneglia la rivista "Riviera Ligure" dei fratelli Novaro ospitò puntualmente i testi dei più significativi autori futuristi.
Non poteva mancare l'incontro, ricostruito con dovizia di citazioni da Massimo Bacigalupo, del poeta-imprenditore della velocità con un altro straordinario organizzatore culturale, uno dei protagonisti storici del modernismo antiborghese, Ezra Pound, di stanza a Rapallo. Il futurismo di Marinetti aveva radici e atteggiamenti comuni con il vorticismo di Pound, indubbio "rampollo inglese" del movimento italiano, e tra i due promotori, conosciutisi probabilmente a Londra già attorno al 1912, esisteva una corrente di simpateticità. Ma con alterne riserve. Nel Canto 72 Pound fa dire a Marinetti dall'oltretomba: "Io cantai la guerra, tu hai voluta la pace, / Orbi ambedue! / all'interno io mancai, tu all'odierno".
Ironie della storia. Sfogliando le edizioni aldine del XV secolo e guardando i palazzi di Strada Nuova a Genova, non si può non riflettere sul fatto che si sono conservati meglio dei libri di latta e delle strutture degradate della colonia Fara di meno di un secolo fa.
  Carlo Vita
 

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