Vittime di violenza politica e intolleranza religiosa, inassimilabili malgrado il battesimo forzato, perseguitati dalle prime leggi razziste, costretti a un'emigrazione interiore, non piú ebrei, ma neppure cristiani, i marrani sono «l'altro dell'altro».
«Il libro è carico di storia, ragione, riflessione, che molti insegnanti di liceo farebbero bene a condividere (data la qualità della scrittura) con i loro studenti. È la storia del rapporto dei cristiani con gli ebrei prima della Shoah. E dopo.» - Furio Colombo, Il fatto Quotidiano
La scissione lacerante, la doppiezza esistenziale conducono alla scoperta del sé, all'esplorazione dell'interiorità. Gli esiti sono disparati: vanno dalla mistica di Teresa d'Ávila al concetto di libertà di Baruch Spinoza. Pur iscritto nella storia, il marrano ne eccede i limiti rivelandosi il paradigma indispensabile per sondare la modernità politica. Sopravvissuti grazie alla clandestinità, alla resistenza della memoria, al segreto del ricordo, divenuto con il tempo ricordo del segreto, i marrani non possono essere consegnati all'archivio. Il marranismo non si è mai concluso. Esclusi, segregati, doppiamente estranei, i marrani inaugurano la modernità con il loro sé scisso, la loro ambivalenza. Dissidenti per necessità, danno avvio a un pensiero radicale, inventano la democrazia. La loro storia non è terminata. Quanti marrani esistono ancora? )
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