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Mastro Don Gesualdo
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Mastro Don Gesualdo - Giovanni Verga - copertina
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Mastro Don Gesualdo

Descrizione


"Mastro don Gesualdo", attraverso le vicende di un muratore arricchito, narra la storia del rivolgimento sociale di una classe che decade e di una classe emergente, del travaglio e della rincorsa affannosa tra patrimonio e matrimonio. Tutta la grande letteratura siciliana ha raccontato il processo di questa crisi e di questo ribaltamento, da Verga a De Roberto sino al canto del cigno di Tomasi di Lampedusa. L'amore supremo per la roba, il sospetto e la difesa contro il prossimo sono le leggi inviolabili che guidano il comportamento di Gesualdo nel suo sforzo di conquistare una più degna posizione sociale. Ma quando si accorge che dovrà inesorabilmente lasciare tutto ciò che ha ammassato per una vita, Gesualdo si ammala senza rimedio. L'abbandono della vita equivale all'abbandono della roba e viceversa. Mentre si avvicina alla fine, il protagonista, sempre più solo, sempre più alienato, assume un'aura eroica e tragica.
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Dettagli

2010
Tascabile
27 maggio 2010
256 p., Brossura
9788854120228

Valutazioni e recensioni

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Elisabetta
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'Don Diego si alzò da letto come si trovava, in camiciola di flanella, col fazzoletto in testa, le gambe stecchite che gli tremavano a verga dentro le mutande logore: un ecceomo!...' e poi 'Allorché comparve anche don Diego, parve di vedere Lazzaro resuscitato: tutto naso, colle occhiaie nere, seppellito vivo in una vecchia palandrana, tossendo l'anima a ogni passo....'. Cosa si può aggiungere? Ci sono talmente tanti passaggi meravigliosi come questi che sono certa non dimenticherò mai né Don Diego, né Bianca, né la fedele e buona Diodata che alla fine non riuscirà a riconoscere il padrone forte e fiero in quell'essere 'disfatto che puzzava di sepoltura e gli occhi che a ogni faccia nuova diventavano lustri lustri..' Qualcuno non ama Verga per il suo linguaggio particolare, mentre io trovo che sia proprio il suo modo di descrivere così vivo, così concreto e struggente a consacrarlo tra i più grandi geni della letteratura. Non c'è una parola che stoni, un aggettivo inappropriato e, proprio mentre sta per allargarsi in noi un sorriso di fronte ad un'immagine apparentemente ilare, arriva una conclusione pietosa che ti fa morire proprio quel sorriso sulla bocca e ti fa riflettere.. Con Verga si ride poco, ci si commuove assai e si soffre molto, ma se riesce a penetrare il nostro animo non se ne va più. Libro MERAVIGLIOSO!

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 5/5

Mastro Don Gesualdo è la storia di un uomo che volle farsi re, odiato dal suo ceto di origine, che lo considera in pratica un traditore, e detestato dalla nobiltà per il suo sangue non blu e che finisce per considerarlo un vero e proprio intruso. Né carne né pesce, scivolerà piano piano in un'angoscia esistenziale, in un attaccamento morboso agli averi, con un possesso che è fine a se stesso. Soprattutto gli mancherà la possibilità di parlare in modo da capire ed essere capito e la sua solitudine è l'amaro risvolto di un'esistenza in cui non c'è spazio né per i sentimenti, né per la pietà, un mondo chiuso da cui gli altri sono esclusi, considerati di fatto un pericolo per la dorata prigione che tanto faticosamente si è costruito. Il romanzo è più che bello, è splendido e credo proprio che considerarlo un capolavoro sia una valutazione appropriata.

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OskarSchell
Recensioni: 5/5

Verga è da leggere, senza ombra di dubbio!

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Recensioni

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Giovanni Verga

1840, Catania

Nato da famiglia di nobili origini e di tradizioni liberali, Giovanni Carmelo Verga crebbe alla scuola di Antonino Abate, esponente di una letteratura civile di ascendenza byroniana e guerrazziana. Verga può accedere a un’adeguata istruzione e viaggiare fuori dalla Sicilia, stabilendosi a Firenze e Milano, dove frequenta salotti e ambienti mondani. La prima fase della sua carriera di scrittore vede dunque romanzi di maniera, influenzati dal Romanticismo e dalla Scapigliatura. La sua prima prova romanzesca, "Amore e patria" (1856-57, inedito; tre capitoli ne furono pubblicati nel 1929), esce da quell’arroventata officina provinciale e affianca all’approssimazione linguistica l’enfasi patriottica. L’esordio pubblico avvenne nel 1861 con I carbonari della...

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