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Nell'ultimo libro, con le abituali minuziose e dotte citazioni, Giorgio Cosmacini fa riemergere la figura controversa di Jakob Moleschott, fisiologo olandese che insegnò a Torino e a Roma subito dopo l'Unità d'Italia, su invito del ministro della Pubblica Istruzione Francesco De Sanctis. Personaggio scomodo per l'Italia della seconda metà dell'Ottocento, che tentava di uscire dal provincialismo culturale e di costruire un'identità nazionale. La sua profonda cultura classica e filosofica, cresciuta negli anni vissuti a Heidelberg in una stimolante atmosfera speculativa e intensamente influenzata dall'umanismo e dal materialismo di Feuerbach, lo induce ad affondare le radici della fisiologia nella filosofia.
Infatti, più che uno scienziato, Moleschott viene considerato un cultore della scienza, un attore non protagonista che non ha saputo apportare nuove conoscenze che abbiano resistito all'usura del tempo, più proteso alle definizioni generali che alla crescita del sapere scientifico, più ideologo che vero scienziato. Gran polemista, logico, retorico, convincente, dogmatico, persuasivo, riuscì a raccogliere intorno a sé numerosi allievi; Cesare Lombroso, di tredici anni più giovane, fu influenzato in modo determinante dal pensiero di Moleschott e si considerò uno dei più indefessi e costanti ammiratori.
Moleschott si fece conoscere per un libro scritto, in forma di lettere, con lo scopo di confutare la visione spiritualistica della scienza espressa da Justus von Liebig, chimico e fisiologo, reso famoso per gli studi sulla concimazione sperimentale e sull'uso dei fertilizzanti chimici. Cosmacini, nella ricostruzione della storia e del pensiero di Moleschott, coglie l'occasione per esplorare le radici e lo sviluppo del positivismo materialistico, che si espresse soprattutto in Germania ed ebbe in Italia Moleschott come maggiore esponente. Forse in modo un po' riduzionistico, il materialismo scientifico sosteneva che i modelli meccanicistici della scienza sono gli unici esplicativi e validi in assoluto.
Nel 1879 Moleschott fu nominato senatore del Regno d'Italia e si batté, con la sua proverbiale foga, per l'insegnamento della ginnastica nelle scuole e contro le tasse sui beni di consumo, ritenendo che si dovesse privilegiare la tassazione sui beni di lusso e non su ciò che è necessario alla sopravvivenza. Un libro colto, che ripercorre la vita di un personaggio e con lui una corrente di pensiero, finora trascurati.
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