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Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche - Umberto Curi - copertina
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Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche
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Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche - Umberto Curi - copertina
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Descrizione


A re Mida che gli chiede quale sia la cosa più desiderabile per l'uomo, Sileno risponde: "Non essere nato, non essere, essere niente". Diverse versioni della sentenza, dette da altri personaggi, riecheggiano in fonti diverse, da Erodoto ai grandi tragici a Plutarco, ma nessuna è riducibile alla dichiarazione di pessimismo metafisico. Anzi, per Umberto Curi parlare di pessimismo è fuorviante, se non consolatorio. La densità tutt'altro che univoca dell'apologo e rilevata già da Nietzsche, che lo colloca all'inizio della "Nascita della tragedia" e ne rovescia la valenza corrente in quel dire sì alla vita in ogni sua manifestazione, compreso il dolore, che costituisce il cuore del sentimento tragico. Una densità che si intensifica e si incupisce quando dall'orizzonte senza Dio dei greci si passa alle denunce bibliche della miseria umana, al cospetto della potenza divina: l'imprecazione di Geremia ("maledetto il giorno in cui nacqui; il giorno in cui mia madre mi diede alla luce non sia mai benedetto"), la certezza della nullità dell'esistenza nel Qohelet e la contesa angosciosa di Giobbe con il Signore rimandano alla verità paradossale della fede, alla figura cristologica di Abramo riletto da san Paolo, Kierkegaard e Simone Weil. Nelle sue diramazioni e riformulazioni il motto di Sileno esprime, più che negatività dell'esistere, l'inattingibilità di un sapere positivamente definito sull'esistenza, e continua a interpellare il logos discorsivo della filosofia e le forme del pensiero religioso.
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Dettagli

6
2008
22 maggio 2008
304 p., Brossura
9788833918402

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Stefano
Recensioni: 5/5
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Libro fondamentale.come il resto degli altri di Curi

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Anna
Recensioni: 4/5

Studio originale e molto dettagliato. Prevale il taglio esistenziale, forse a scapito di altre chiavi di lettura che, d'altra parte, non avrebbero avuto ragione di trovare spazio proprio in questo saggio

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Voce della critica

A re Mida che gli chiede quale sia la cosa più desiderabile per l'uomo, Sileno, il mentore di Dioniso, risponde perentoriamente: "Non essere nato, non essere, essere niente". Umberto Curi ci introduce tramite il motto di Sileno in uno straordinario itinerario sulle modulazioni della saggezza popolare greca e dipana con grande maestria filologica, storica e filosofica il filo che lega la sentenza di Sileno al pensiero tragico moderno, espresso soprattutto da Nietzsche, "primo filosofo tragico". Non si tratta di un percorso lineare: esso attraversa la tradizione lirica e tragica greca, per confluire dialetticamente con cultura biblica (riletta poi nella visione cristiana da Kierkegaard e Simone Weil). Esso poggia sul legame indissolubile tra sofferenza (pathémata) e conoscenza (mathémata), che segna lo sviluppo della cultura occidentale. La filosofia si risolve così in "un'affermazione fortemente aporetica, tendente principalmente a ribadire il limite insuperabile della condizione umana in quanto tale". Una condizione umana che Curi ripensa con l'apporto essenziale del mito. E sono tanti i miti nei quali l'autore ritrova un denominatore comune: "Mida-Sileno, Edipo-Tiresia, Creso-Solone, Policrate-Amasi: quattro personaggi accomunati dall'appartenenza alla stirpe regale a confronto con figure (…) simili per il ruolo che essi svolgono nel sottolineare in modi differenti quanto effimera e precaria sia la felicità attingibile dall'uomo". In conclusione, si possono tracciare alcuni punti fermi. I Greci furono i primi a pensare la tragicità dell'esistenza umana nella sua forma più radicale, ma non si crogiolarono nel "pessimismo": essi ne trassero la vena vitale di un "sì alla vita", da vivere nella sua pienezza, consapevoli della sua ineludibile tragicità. In definitiva, la domanda sulla condizione umana può e deve essere posta nei modi di una infinita inquisitio. "Un libro per tutti e per nessuno", verrebbe da dire, che apre la filosofia al presente della condizione umana, senza rinunciare al confronto serrato con la storicità della nostra cultura, debitrice insieme di Atene e Gerusalemme.
Gaspare Polizzi

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Conosci l'autore

Umberto Curi

1941, Verona

Filosofo italiano, è professore emerito di Storia della filosofia presso l'Università degli Studi di Padova e docente presso la facoltà di Filosofia dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha insegnato anche alla facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ed è stato visiting professor presso la University of California (Los Angeles) e la Boston University. Ha diretto per oltre vent’anni la Fondazione culturale “Istituto Gramsci Veneto” ed è stato anche per un decennio membro del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia. Ha vinto l'edizione 2010 del Praemium Classicum Clavarense. Tra i suoi saggi: Il farmaco della democrazia. Alle radici della politica (2003),...

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