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Anno edizione: 2017
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Scrivere un libro per spezzare il sortilegio della ragazza del '58. Quella Annie Duchesne acerba eppure avida di vita, di cibo, di sesso e di esperienze. La Annie del presente tenta di liberarsi di questo fantasma del passato ripercorrendo la sua prima esperienza di vita adulta nella colonia estiva sull'Orne nell'agosto del 1958. Una colluttazione con la memoria senza sconti nè abbellimenti, come è nello stile della Ernaux, ripercorre uno dei crocevia esistenziali della sua vita. Non riesco a catalogarlo come un romanzo, bensì come un resoconto delle sue nevrosi adolescenziali.
"Esplorare il baratro tra la sconcertabte realtà di ciò che accade nel momento in cui accade e la strana irrealtà che, anni dopo, ammanta ciò che è accaduto" --------------------------------------------------- La frase conclusiva di questo libro introspettivo, dice tutto in tre righe. Queste 236 pagine "agganciano" il lettore (o meglio, la lettrice) e conducono su doppi binari: uno che riguarda l'autrice e l'altro che porta, con il ricordo, alla ragazza "inquilina" del corpo maturo di chi legge. Non si può evitare il continuo interrogarsi con l'autrice. Ci si ritrova inizialmente con le ansie di chi affronta nuove esperienze, con l'ingenuità di chi ha vissuto una vita protetta da genitori un po' assillanti, ma ritengo del tutto consoni all'anno in cui questo monologo nasce, il 1958. Le sue ribellioni, le sue umiliazioni, il non sentirsi adeguata fino a soffrire di bulimia, fino anche alla amenorrea. Il chiudersi, il ricercare nello studio che offre un riparo sicuro dalla sofferenza.... fino alla maturazione. Un viaggio che impegna l'autrice per circa quattro anni e infine la presa di consapevolezza di se stessa, dell'accettare quanto accaduto, le sue esperienze e all'orizzonte l'arrivo di un sentimento vero. Bello, molto bello, sebbene feroce in alcuni passaggi, feroce per come ci si può distruggere con la scarsa autostima. Un viaggio molto interessante e intenso che è anche un invito alla introspezione. Consigliato sia agli uomini affinché comprendano il femminile e alle donne, come specchio in cui riflettersi.
Ritrovare il proprio sè nei frammenti, fotogrammi che la scrittrice ricompone e rinarra alla ricerca della propria autenticità. Spietata a volte, eppure nelle sue pagine si respirano autenticità e complicità. Straconsigliato!!!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La scrittura è sempre un faccia a faccia con sé stessi. Ma che succede quando si decide di diventare protagonisti della storia che si sta scrivendo?
Memoria di ragazza è un’autobiografia, un viaggio a ritroso che la scrittrice francese Annie Ernaux compie dopo più di cinquant’anni. Torna nel suo passato, all’estate del 1958, a quel periodo in cui era solo una ragazza di pezza, smarrita, alla ricerca di un’identità, un’adolescente di origini umili che attendeva l’occasione giusta per staccarsi dalla famiglia, affrontare il mondo e diventare una donna. Ma cos’è che la spinge a rincontrare se stessa?
Ognuno di noi porta dentro dei nodi nei quali, negli anni, si incastrano ricordi, traumi, sensi di colpa, rimpianti. Per tutta la vita cerchiamo di allentarli perché non diventino duri come sassi. Ma c’è sempre qualcosa che, più di ogni altra, continua a pesare, una storia che ci sta più a cuore e ci tormenta, come il pensiero di qualcuno che non è più vicino a noi, a cui non siamo riusciti a dire addio. Quella storia, che è il nocciolo della nostra esistenza, starà sempre lì a ricordarci dov’è che qualcosa si è rotto e ci ha trasformati per sempre, finché non decidiamo di recuperarla.
Per la Ernaux la memoria è una forma di conoscenza. Inizialmente parla della ragazza che è stata come di un’estranea che le ha lasciato la memoria in eredità, mantenendo una certa distanza da lei, ma mentre scrive, la se stessa di un tempo si avvicina e le suggerisce le parole per farla rivivere. Così disseppellisce il passato e riporta a galla una verità oscena, che torna a colpirla come un’umiliazione, passa attraverso le angosce della fertilità e la bulimia, la perdita della verginità, temuta e sperata, vera o presunta, la prima delusione d’amore, la scoperta del sesso, il dolore dell’abbandono, quando H., il ragazzo su cui fantasticherà a lungo, la lascerà fuori dalla porta orfana di una spiegazione, e la ricerca di un posto nel mondo. Annie, quella di oggi, affronta la se stessa di allora, la giudica, non ne condivide certe scelte, se ne vergogna anche, eppure deve farlo per arrivare a comprendere ciò che è diventata, deve cercare nel suo passato la chiave di lettura per il suo presente, il senso del suo essere donna e scrittrice. “Non costruisco un personaggio di finzione. Decostruisco la ragazza che sono stata”.
È un’operazione faticosa, entrare e uscire da se stessa, osservarsi come se quel pezzo di vita fosse un antico reperto che lei, archeologa dell’anima, deve riportare alla luce. Perché cos’è scrivere se non “esplorare il baratro tra la sconcertante realtà di ciò che accade nel momento in cui accade e la strana irrealtà che, anni dopo, ammanta ciò che è accaduto”?
Recensione di Franca Cribari
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