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Anno edizione: 2015
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Libro ben scritto, dal lessico e dall’immaginario apparentemente banali, ma in realtà con tanti fili rossi seminascosti e richiami interni continui, oltre che citazioni: fra queste la prima è quella delle “Memorie di un pazzo” di Gogol’, vero e proprio modello strutturale. Frequente e gradevole un’ironia sottile, giocata sui paradossi, che diventano pure strumento di riflessione, come da tradizione buddhista. Data la natura del romanzo (un thriller, un noir) e dato l'Alzheimer del protagonista, la narrazione gioca molto con il non-detto e con l’ambiguità: come nell'attività poetica che il protagonista voleva imparare. Da qui gli accenni di metaletteratura e una riflessione sul valore delle parole, oltre che della memoria. Accenni anche di una controstoria della Corea, fatta di rivoluzioni, controrivoluzioni, attentati e soprusi perpetrati dalla polizia: il paradiso per un serial killer, sicuro dell’impunità ma anche giustificato dal clima di violenza continua. Il protagonista killer sembra affetto non da turbe psichiche o sessuali né propriamente da egoismo, ma da insensibilità; tuttavia l'Alzheimer lo costringe affannosamente a recuperare ricordi e parole (come un po' già il corso di poesia) e a cercare così di diventare sensibile: il che è forse il compito della letteratura oggi, specie nella Corea affetta da smemoratezza, a detta dell’autore. Pure il mondo intorno al protagonista infatti appare ottuso, appiattito sul presente: e il lettore diventa partecipe di questo tentativo di recupero dei sentimenti e del senso delle cose. Così si spiegano le letture anche filosofiche del protagonista: Nietzsche, Omero, Sofocle, alcuni poeti e il buddhismo coreano, strano impasto che la dice lunga sulla cultura o forse sulla perdita d’identità della Corea. Il libro viaggia su un fragile ma raggiunto equilibrio tra la narrazione di genere e quella social-filosofica, nonché in una sorta di parziale astrazione zen, non solo orientale (l’autore ama Calvino).
Un fantastico romanzo che ho adorato dalla prima all'ultima pagina. Mi riservo anche di cercare i precedenti romanzi di Kim Young-Ha: ottimo scrittore nello stile, originalissimo nell'intreccio, che è riuscito a sorprendermi anche quando credevo di aver capito tutto.
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