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Prima edizione Rizzoli - marzo 2005 - in COPERTINA RIGIDA rivestita di sovracoperta illustrata. SOVRACOPERTA CON QUALCHE LIEVE USURA MA BEN CONSERVATA. ANGOLO PREZZO MANCANTE DAL RISVOLTO INTERNO DELLA SOVRACOPERTA POSTERIORE. PAGINE ALL'INTERNO IMBRUNITE FATTORE TEMPO MA VOLUME IN BUONE CONDIZIONI. Disponibilità immediata e spedizione con corriere tracciata. . 498 Buono (Good) Prima edizione Rizzoli - marzo 2005 - in COPERTINA RIGIDA rivestita di sovracoperta illustrata. SOVRACOPERTA CON QUALCHE LIEVE USURA MA BEN CONSERVATA. ANGOLO PREZZO MANCANTE DAL RISVOLTO INTERNO DELLA SOVRACOPERTA POSTERIORE. PAGINE ALL'INTERNO IMBRUNIT
Scritte da un contadino bretone autodidatta alla fine dell'Ottocento, queste memorie costituiscono una testimonianza eccezionale sulla società rurale francese del XIX secolo e allo stesso tempo offrono un racconto di vita vissuta, appassionante come un romanzo d'avventure. Il volume, pubblicato in Francia nel 1998 e giunto ora anche in Italia, raccoglie una scelta delle pagine più felici e interessanti dei ventiquattro volumi autografi su cui Jean-Marie Déguignet annotò la sua autobiografia. Intensa e spontanea, la narrazione sgorga direttamente dalla voce dell'autore e affascina il lettore per la disarmante sincerità con cui ricostruisce il periodo e il contesto storico in cui si svolge. Si tratta della storia di un povero tra i poveri narrata dal suo stesso protagonista, che permette di approfondire le conoscenze su di una civiltà ormai perduta e rimette in discussione anche molti luoghi comuni sulla "civilizzazione rurale" che determinò il tramonto della società tradizionale a favore della modernizzazione e dell'industrializzazione selvaggia.
Nato nel 1834, Déguignet, visse sin dall'infanzia un'esistenza travagliata dai patimenti della povertà. All'età di nove anni fu punto da un'ape alla testa e rischiò la vita a causa della virulenta infezione che ne seguì e che gli lasciò come ricordo una ferita permanente alla tempia. Proprio a questa ferita Dèguignet riconduce le sue eccezionali capacità cognitive che gli permisero di imparare a leggere e a scrivere da autodidatta e di intraprendere la via della conoscenza senza avere mai frequentato scuola o insegnanti. La parabola esistenziale di Déguignet (il cui cognome, profeticamente, significa "scorticato") appare degna di un personaggio dei romanzi di Zola: da mendicante a vaccaio, poi soldato e mercante, infine miserabile, alienato e vittima delle circostanze avverse del destino che lo porteranno a morire ripudiato dai suoi stessi figli, solo e derelitto cento anni fa, nel capoluogo Quimper. La vita non gli risparmierà nulla ma gli permetterà di sviluppare una personalità fuori dal comune per un uomo della sua estrazione. Appare infatti straordinaria la sua capacità di formulare giudizi lucidi e indipendenti dai condizionamenti dell'epoca, così come il genuino spirito critico che traspare dai suoi scritti. Le memorie pubblicate sono riunite in quattro sezioni corrispondenti ad altrettanti periodi della sua vita; si incomincia con i ricordi di Dèguignet mendicante, per poi passare a quelli del soldato, del coltivatore e del perseguitato. Tra le pagine più interessanti, spiccano quelle dedicate alle esperienze militari che permisero al contadino bretone di evadere dallo stretto orizzonte natio per avventurarsi nel mondo. In quattordici anni di servizio militare, egli ha modo di partecipare a tutte le campagne del Secondo impero, dalla guerra di Crimea alla battaglia di Solferino, dall'impresa algerina alla disfatta messicana, che rivivono in un racconto vivace e picaresco di grande fascino narrativo. Contrario al conservatorismo e al tran tran quotidiano, anticlericale, incline alle istanze anarchiche e rivoluzionarie, Déguignet ci regala un diario irriverente, realistico e appassionato che oltre a una piacevole lettura propone anche una drammatica riflessione sulla condizione umana.
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