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<p>8vo (195x125 mm). [8], cxcvi pp. Woodcut ornament on the title page. Contemporary stiff vellum, red sprinkled edges (traces of label on spine). Bookplate Lord Westbury on the front pastedown. Some light foxing, a good copy.</p> <p>First edition (reprinted in Lucca in 1749) of this treatise covering the history of chocolate and its use during Lent. Concina, a Dominican preacher and theologian from Udine, writes in response to an unidentified archbishop who had asked whether drinking a cup of chocolate during Lent constitutes a mortal sin (cf. Mario D'Angelo, <em>(de) Concina Daniele</em>, in: &ldquo;Dizionario Biografico dei Friulani&rdquo;, online).</p> <p>&ldquo;Il rigorismo filo-giansenista italiano reagisce al lassismo della casuistica italiana senza l'aggraziata ironia di Pascal, ma riproducendo, con segno opposto, la bizzarria degli avversari. Nel 1748, in particolare, Daniele Concina, controversista infaticabile e autore di una <em>Theologia christiana dogmatico-moralis</em> in cinquemila pagine (1749-1751), d&agrave; alle stampe una piccola perla di rigorismo italico, le <em>Memorie storiche sopra l'uso della cioccolata in tempo di digiuno</em> (1748). Nella Chiesa Cattolica si dibatteva di cioccolato, o meglio di cioccolata, almeno dal 1569, quando, secondo la tradizione, Pio V, avendo assaggiato per la prima volta la bevanda americana, e avendola trovata schifosa, aveva dichiarato che con essa non si rompeva il digiuno; in seguito, il celebre aforisma tomistico &lsquo;liquidum non frangit jejunum', &lsquo;i liquidi non rompono il digiuno', attestato da svariati autori cattolici, fu adottato dal gesuita Antonio Escobar y Mendoza al fine di permettere l'ingestione di cioccolato liquido durante il digiuno. Significativamente, tale soggetto era divenuto materia di morale religiosa in America prima che in Europa [&hellip;] Tomaso Hurtado nel 1645 [&hellip;] affer
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