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Il mercato del lavoro come istituzione sociale
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Descrizione


In questo volume l'autore presenta una sua convinta interpretazione del funzionamento del mercato del lavoro. La sua tesi è che il mercato del lavoro è, più di altri mercati, un'istituzione sociale, per cui il suo funzionamento dipende da quanto viene ritenuto mutualmente accettabile nel comportamento delle parti in causa. Il comportamento della domanda e dell'offerta nel mercato del lavoro non risponde quindi a regole fisse e generalizzabili, ma può diversificarsi a seconda dei diversi contesti socio-culturali oltre che economici. Solow propone così un nuovo modello in grado di conciliare la varietà del fenomeno con le teorie del salario e dell'occupazione, lo vaglia sul piano empirico e ne prospetta le conseguenze di politica economica.
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1994
100 p.
9788815042125

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Lorenzo Panizzari
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Facile e chiaro per chiunque abbia una cultura media, sono tentato dalle 5*; datato, ma mantiene forti valenze sociali e stimoli alla riflessione. Il mercato del lavoro (ML) è trattato a liv sociale (insider che negoziano rendite di posizione ed outsider limitati dal timore di ripercussioni sociali/econ: ne consegue che ML non è un mercato come tutti gli altri), econ (prezzi, inflaz,) e strutturale legato al Tasso di Disoccupazione (TdD). Cap.1. Autoavveramento delle previsioni anche per ML, ma qui i subj hanno un conc di equità/retribuzione che modif le normali regole econ, inoltre lavoro/salario sono correlati allo status sociale. Cap.2. Teoria del salario di efficienza/equo (riduz produttività per discesa sotto soglia) collegato a cfr in/out-sider: Dilemma del Prigioniero (DatLav/Disocc, aum/riduz salari) e scelta di alcuni Disocc di restare fuori dal ML (cmnq rifiutati da DatLav); ottima spiegaz del Dilemma (cooperaz/defez/punizione). Cap.3. Dalla teoria di D.Nichols (disoccup alta/bassa e deflaz/inflaz, TdD naturale circa 5,5 e modif solo per periodi maggiori di 5anni; ma prove a supp in Us, non in Eu), in virtù del Cap.2, giunge alla sua: esistono diversi TdD di equil in modif nel tempo in funz del contesto econ/soc/cult di analisi e con salari legati a produttività; non esistono teorie assolute per la piena occupazione. Apre al cfr con il fatto che soc più omogenee tendono ad avere minori TdD e con le tesi di R.J.Gordon e D.Grubb che differenziano i mod Us ed Eu, ma espone dati sulla possibilità di armonizzare i due modelli applicando la sua tesi (riscontro citato 53%). Afferma che il TdD è riducibile del 1%/y in un progetto di 5y ma il prezzo è una inflaz al 3,5%/y a fronte di crescita del pil del 3%/y.

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scheda di Cristini, A., L'Indice 1995, n. 1

Un tasso di disoccupazione permanentemente alto associato a fenomeni di rigidità del salario reale sta creando notevoli problemi nei paesi occidentali e non trova spiegazione accettabile nella teoria economica manualistica basata sulla legge della domanda e dell'offerta. Basta infatti pensare alla tensione sociale creata dagli alti livelli di disoccupazione per concludere che l'ipotesi secondo la quale la disoccupazione è comunque volontaria è insostenibile. Negli ultimi vent'anni gli sforzi della teoria economica volti alla spiegazione della disoccupazione permanente hanno cercato di conciliare una maggiore attinenza alla realtà con il rispetto dei cardini dell'impianto teorico generale (in particolare la razionalità delle scelte individuali). Solow, pur riconoscendo la validità di tale linea di ricerca, le cui teorie più accreditate sono quelle basate sull'ipotesi del salario di efficienza e sulle relazioni tra lavoratori "interni" ed "esterni", ne sottolinea l'incompletezza. Infatti, mentre è razionale la scelta dell'impresa di non assumere, pur in presenza di disoccupati disposti potenzialmente ad accettare un tasso di salario inferiore a quello corrente, la decisione dei disoccupati di non offrirsi a un salario inferiore a quello di mercato viene elusa. Le intuizioni che Solow offre a tale riguardo derivano da un ulteriore tentativo di avvicinare il modello teorico del mercato del lavoro alla realtà considerando le norme sociali che lo governano. In tal modo risulta scardinata l'ipotesi di un unico tasso naturale di disoccupazione mentre prende forma l'idea di una fascia di tassi di disoccupazione di equilibrio. La lettura è facile, corredata da esempi e spunti di politica economica.

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