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L'IMPASSE POSTMODERNA NELLA SINTESI DI LAKATOS (E MONTALE) "Prevedo che sotto qualsiasi duello singolare cosiddetto fatale tra la teoria e l'esperimento, si troverà, come una questione di fatto storica, una complessa guerra di attrito tra due programmi di ricerca" (Lakatos, "La metodologia dei programmi di ricerca scientifici", 1978, p. 212). Secondo tale epistemologia, anche il falsificazionismo metodologico ingenuo popperiano è insoddisfacente nonostante i suoi meriti. Ed è insoddisfacente giacché concepisce lo sviluppo della scienza come una serie di successivi duelli fra una teoria e i fatti, mentre per Lakatos le cose non stanno affatto in questo modo, poiché la lotta fra il teorico e il fattuale avviene sempre per lo meno a tre: "tra [minimo] due teorie in competizione e i fatti". Ciò spiegherebbe il motivo per cui una teoria viene scartata non quando qualche fatto la contraddice, evento necessario ma insufficiente, bensì solo quando la comunità scientifica [e non] ha a disposizione una qualche ulteriore teoria alternativa migliore. Detto altrimenti, l'odierno stallo socioculturale è dovuto al profluvio della "pars destruens" a fronte della più completa latitanza di qualsivoglia "pars construens", il che ci lascia ancora impantanati al montaliano "Codesto solo oggi possiamo dirti/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" ("Ossi di seppia", 1925). Se poi una simile fenomenologia epocale resta ampiamente misconosciuta, questo càpita in quanto, a ogni weberiano "disincanto del mondo", il mondo ha sempre da proporre un'ulteriore ingannevole offerta di reincanto: morta una droga, se ne fa subito un'altra.
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