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Se l'intento dell'autore era quello di far entrare il lettore in un tunnel allucinante e che non sembra finire mai, c'è riuscito perfettamente. La cosa che più mi ha impressionato è l'accostamento tra uno stile lucido, leggero e accattivante ed una storia estrema, drammatica, disturbante. Una delle poche volte che ho avuto voglia di "entrare" nelle pagine per prendere a schiaffi il protagonista. Un'esperienza forte: contento di averlo letto, ma non lo rifarei.
Ho letto il libro ormai da alcuni anni, ma è ancora impresso nella mia memoria, per la forza e la disperazione di una vita raccontata lucidamente e spietatamente in prima persona. Al lettore viene descritto con agghiacciante realtà il percorso maledetto e invincibile della droga, attraverso la quale l'autore cerca l'ispirazione della propria esistenza, contro ogni conformismo, contro il proprio destino. E' una scrittura talentuosa che ha portato l'autore subito al successo e alla stipula di prestigiosi e pagatissimi contratti, ma che non lo ha salvato dalla maledizione del rifugio nella droga, nell'incapacità di accettare fino in fondo le regole californiane cinematografiche ed editoriali. Solo per duri di stomaco.
Prosa pulita e lineare, stile dettagliato ma mai pesante. Un tocco di (auto)ironia al confine del sarcasmo viene miscelato con equilibrio e saltuariamente intervallato ad attimi di tenerezza. Insomma, grande capacità di trasmettere una storia difficile da raccontare col massimo realismo. Per me una bella scoperta.
Recensioni
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Nonostante il pregiudizio per un tema sfruttato e spesso banalizzato come quello della droga, il romanzo di Stahl sorprende per la volontà, messa in atto, di spingere la riflessione al di là del filone di una dipendenza autocompiaciuta e fintamente decadente e di presentare un'analisi attenta di meccanismi psicologici più generali. Mezzanotte a vita è la storia della sua vita e, soprattutto, del suo mestiere di "scrittore americano" (all'inizio per riviste patinate e poi per la televisione). Un mestiere che lo porta a compensi inimmaginabili e a prestigiose collaborazioni, come quella con David Lynch per Twin Peaks. La tossicodipendenza, insidiatasi nella prima giovinezza, lo conduce però a cagionare la propria rovina e a distruggere una vita per molti invidiabile. Una vita che, al contrario, Stahl percepiva come claustrofobica e totalmente dipendente dall'estasi fittizia dell'eroina. Da qui, una resa tagliente della cultura californiana, spesso sgradevole nella prosa cruda con cui l'autore descrive una meschinità di compromessi quasi codificata dagli imperanti dettami socioeconomici. Los Angeles è infatti una location terrificante e raggelata, un paesaggio in cui gli alberi rigogliosi divengono piante carnivore e si mescolano, nello sfondo, alle innumerevoli pile di sceneggiature che traboccano, quasi con tratto espressionistico, dagli uffici dei produttori. Lo stile assume così un lirismo poetico quando il narratore specula sui meccanismi della vera scrittura, non quella economicamente fruttuosa, ma quella che esprime la realtà della vita umana. Nel contrasto, la sua crisi di identità, alimentata dall'effetto della droga, si acuisce: né un vero tossicodipendente sprezzante del sistema, né un vero borghese inserito nello stesso. Un uomo sensibile e poetico è dunque quello che traspare dalle parole sordide e disadorne di Stahl, un uomo che deve drogarsi per scrivere testi televisivi e che, per "scrivere veramente", affronta le difficoltà del processo di disintossicazione, ma anche quelle esistenziali legate alla (non) ispirazione letteraria, giungendo infine alla stesura di questo primo, notevole, romanzo. Federico Sabatini
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