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rido, rido anch'io fino alle lacrime. impiegata regionale con posto sicuro e che si occupa di fondi comunitari, ho appreso da tempo tutte le parolacce del caso. efficienza efficacia trasparenza (di cosa?). ma quando sento risorse umane penso che è troppo. quando sono nata ero una persona e voglio continuare ad esserlo per cui ai tavoli tecnici (infiniti con giovani formati e formatori, stagisti ben vestiti, per essere presentabili a fare poi solo fotocopie) dico basta urlando. sono poi la mamma di due giovani, un laureato in giornalismo e un laureando in architettura. tutto quello che è scritto nel libro calza loro a pennello e anche a me perchè investo quasi tutti i miei soldi per i loro "curricula". Anch'io laureata siciliana ho impiegato i primi dieci anni della mia vita lavoricchiando, ma sapevo che primo o poi avrei lavorato. In quei dieci anni però dicevo di essere disoccupata, nemmeno precaria. Avevo il senso del diritto ad una vita certa. Le cose cambiano solo se acquistiamo la coscienza della schiavitù e tu lo suggerisci. Perchè questo tipo di attività, spesso gratuite, hanno non solo lo scopo di arricchire dei padroni sempre più invisibili, ma anche di impegnare i giovani affinché non abbiano nè la coscienza nè il tempo per ribellarsi. Bravo, bravo, hai raccontato con atroce lucidità la tragedia del presente e al prossimo libro perchè non indizzi ad un futuro possibilmente diverso?
Bajani è un giovane. E' un trentenne ed ha qualcosa da dire. Ha fatto la gavetta e questo gli conferisce autorevolezza, conferisce autorevolezza a ciò che dice. "Conoscere per deliberare" diceva Einaudi. Questa massima spesso è abusata da tanti finti liberali, per quel che mi riguarda è un monito ai Tiraboschi e Sacconi di turno che parlano di tutta la Luna conoscendo solo la faccia con cui la Luna ci guarda. Il libro è un viaggio, una corsa, fatta con i piedi scalzi, col fiatone e con tutto ciò che concerne il disagio dei giovani, e non solo, dietro alle disavventure di tutti coloro che vivono adattandosi alla precarietà del nuovo mercato del lavoro. Una prosa scorrevole, asciutta, ricca di humour bianco, rosso e nero, guida il lettore dentro call center, magazzini, linee di produzione, case editrici, e soprattutto all'interno del mondo delle società di selezione. Agli occhi di Bajani, cronista eccentrico ed ancora acerbo, le società di selezione sono delle vere e proprie sovrastrutture, quello che i manager, gli A.D, coloro che nella maggior parte dei casi non hanno mai fatto la gavetta, chiamano sistemi in outsouricing necessari per permettere all'organizzazione di concentrarsi sul core business. Come dice Bajani la lingua in fondo è miracolosa, basta cambiare il nome alle cose per farle scomparire, riapparire, farle diventare belle o brutte. Le società di selezione per Bajani organizzano viaggi, viaggi che sono interruzioni dal lavoro e/o interruzioni dalla disoccupazione. Le loro vetrine sono come quelle delle compagnie di viaggio, piene di offerte last minute irripetibili. Succulento è anche il capitolo dedicato ai percorsi formativi. Un elenco di Master improbabili, fanno prima ridere, poi arricciare talmente gli occhi che le ghiandole lacrimali iniziano a cedere, poi dal fondo dello stomaco scatenare una profonda scossa che esplode in un UUUUAAAAAAA! di rabbia verso un sistema jurassico e immorale! Grazie Bajani
Indecisa se abbandonarmi allo sconforto e versare lacrime per la situazione prospettata o farmi una bella risata per le vicende esilaranti descritte, ho optato per il compromesso di ridere fino (quasi) alle lacrime. Del resto, forse che non sono una sorta di compromesso tra il concedersi ogni tanto il lusso di una breve "vacanza dalla disoccupazione" e lo svolgere perennemente la mansione di inattività lavorativa i vari "contratti atipici" descritti dall'autore? Spirito di osservazione e umorismo degni del miglior Severgnini.
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