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La singolare vicenda del progetto della tomba di papa Giulio II della Rovere in San Pietro in Vincoli, che impegnò l’artista fiorentino (1475-1564) per un arco lunghissimo della sua vita e fu da lui stesso definita ‘la tragedia della sua vita’, è stata ricostruita da Antonio Forcellino con l’aiuto di fonti documentarie e puntuali riscontri sul monumento restaurato sotto la sua direzione alla fine degli anni novanta. Emerge così dal libro un’appassionante ricostruzione degli anni dal 1541 al 1549, cruciali per l’evolversi della risposta cattolica alla riforma protestante quanto per la vita spirituale del grande artista rinascimentale. Su Michelangelo, uomo animato da un autentico e sofferto sentire religioso, gli avvenimenti di quegli anni lasciarono infatti profondi segni, che non si possono ignorare se si vuole interpretare correttamente la sua contemporanea attività artistica. Quest’indagine del rapporto tra il pensiero religioso e la formazione artistica viene condotta da Forcellino con grande rigore, simile allo svolgimento di un teorema aritmetico: ne risulta un quadro molto mosso e convincente della complessa e profonda personalità di Michelangelo. Nell’assetto definitivo che Michelangelo diede alla tomba di Giulio II si legge un profondo tormento interiore, scaturito da “una fede visionaria che aspettava l’avvento di una nuova era”. La sua arte è riuscita a trasmetterci una testimonianza altissima di un insieme di idee e di ispirazioni, che i circoli più avanzati della cultura italiana come il cenacolo di Volterra raccoltosi attorno a Vittoria Colonna avevano nutrito nella speranza di evitare una frattura definitiva e irreparabile tra la chiesa cattolica e la riforma protestante. La storia è magistra vitae proprio perché ci costringe a riflettere sui nostri limiti, a dubitare delle soluzioni affrettate, a esperire altre possibilità oltre a quelle offerte da una percezione superficiale della realtà. Da ciò deriva il grande fascino del libro di Forcellino e delle ricerche storiografiche alle quali esso si r
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