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Anno edizione: 2020
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Tre racconti di montagna fenomenali, fra isolazionismo, disperazione, black humor, rancori, dissidi interiori laceranti, nel tipico stile e nel medesimo spirito di un grandissimo della letteratura mitteleuropea come Bernhard. Tre affilatissime lame avvelenate che sezionano e fanno a pezzi la mente e l'anima oscura degli uomini, tirando fuori e mostrando al lettore, tutto il viscidume le sozzure e la meschinità che risiedono in profonditá e spesso non manifeste.
Bernhard è un distruttore di storie, definizione sua. I tre racconti di questo volume si attorcigliano su se stessi e tocca al lettore scovare una storia e, forse, un senso. I personaggi parlano ma non comunicano e il vuoto vince su tutto. Un grande autore sempre attuale.
Tre racconti ambientati sulle Alpi, un paesaggio di montagna non idillico, lontano dalla serenità di certa poesia inglese, bensì un luogo di disperazione. I personaggi vi cercano rifugio per allontanarsi da un mondo che non apprezzano e da cui non sono apprezzati, ma vi trovano comunque disperazione, non-senso, malattia fisica e mentale. Le case ereditate dagli odiati genitori oramai sono solo macerie e decadenza: macerie materiali, macerie dello spirito. E chi, come il visitatore inglese Midland sta fra città e alta montagna sa solo parlare e progettare, non realizzare. La ricerca di un senso non avviene più nessuna epifania; siamo in ogni luogo intrappolati nella nostra mancanza di senso. George Steiner dice che è questo il nocciolo della tragedia: dal teatro antico si è passati alla prosa di Bernhard, perfetto specchio della realtà odierna.
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