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Anno edizione: 2008
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Abbandonato il rock da cantina, avevano fatto il grande salto, mantenendo il loro stile, e riuscendo ad arrivare al grande pubblico con due album eccellenti e quasi perfetti. "Quello che non c'è" e "Ballate per piccole iene" sono stati spiazzanti, originali, con dei testi molto curati rispetto ai precedenti, sintomo di maturità, di crescita artistica, oserei definirla cantautorale. "I milanesi ammazzano il sabato" è stato un esperimento finito in tragedia, un salto nel vuoto. L'ho ascoltato pochissimo e c'è poo di buono. Peggiore di tutte "Neppure carne da cannone per Dio". Pessimo. Voto zero.
E' un grande album, come sempre nel caso degli After: ancora una volta spiazzante, e molto più fresco e leggero dei due precedenti (non per questo, però, meno pregnante), i quali tutto sommato personalmente preferivo. Soprattutto, si tratta di un disco originale per la solita strenua ricerca stilistica e ideale, che Manuel e compagni non hanno mai abbandonato. Piace via via ad ogni ascolto di più.
Dopo essersi costruiti un seguito di tutto rispetto negli ambienti alternativi del rock che li vede protagonisti da circa 3 lustri, gli Afterhours di Manuel Agnelli, che per l'occasione si presentano con variazioni di rilievo nella composizione della band ( cambio bassista ed innesto fiati ), provano il salto della staccionata che divide la nicchia dalla fama conclamata dando alla luce questo "i milanesi ammazzano il sabato". Ma come spesso accade in questi casi, il risultato rischia di scontentare un po tutti posizionandosi a metà tra un disco di avanguardia, ed uno modaiolo atto a strizzare l'occhio al popolo di mtv, che spesso li aveva infilati solo nelle playlist notturne. A chi infatti rifiuta a priori la musica da classifica ( la maggior parte dei fans ) potrebbe sembrare di riconoscere in alcune cose di questo lavoro, echi di "Negramaresca" fattura,( che con le classifiche hanno molta confidenza ) come in " è solo febbre " con ripetizioni ossessive di frasi su base di basso chitarra e batteria ; potrebbe altresì inorridire nel rendersi conto che l'inciso di "riprendere Berlino" , primo singolo ( modaiolo per l'appunto ) sembra strappato alla canzone dell'ape Magà! (nel cuore di Magaaaaa , sempre l'avventura ci sarà , ovunque se ne vaaaaaa...). D'altraparte anche gli ascoltatori di musica commerciale , attirati dall'avvenenza ad orecchio del singolo, ( relegato a settima traccia ), difficilmente risultaranno soddisfatti,e supereranno indenni l'ascolto della prima parte del lavoro, molto lenta e troppo impegnativa concettualmente; Perche' se c'è una cosa positiva da attribuire alla band milanese è la ricerca nelle liriche che porta alla lode nella scelta dei titoli dei brani, mai banali, mai scontati,( "Naufragio sull'isola del tesoro", "Musa di nessuno", "Orchi e streghe sono soli" ) e sicuramente ad una lettura dedicata dei testi meritevoli di piu' di una riflessione. Sufficiente quindi nel complesso, ma una sufficienza raccolta da chi poteva ambire a ben altro....è magra cosa!
Recensioni
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