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C'è da essere davvero grati a chi ha proposto al pubblico italiano questo volume di Alain-Fournier. Si tratta di poesie e prose che hanno preceduto di qualche anno la redazione e la pubblicazione del suo famosissimo romanzo, Le grand Meaulnes. Rimaste quasi tutte inedite, furono rese note dal suo fraterno amico Jacques Rivière che le aveva presentate con un commosso saggio critico e biografico nel 1924. Le poesie, in particolare, stupiscono e incantano per la pressoché immediata adesione delle parole al sentimento che le detta; la strumentazione metrica, retorica e stilistica è "miracolosamente" diafana; l'attenzione dell'io lirico è tutta rivolta al mondo esterno, del quale ricostruisce spontaneamente l'unità e la consonanza tra persone, natura, animali e cose; lo sguardo esteriorizzato dà loro quel particolare timbro narrativo che non sfocia però nell'impoetico, perché comunque strette nel racconto di "istanti privilegiati". In queste poesie si assiste, quasi in presa diretta, alla cristallizzazione dei temi, delle immagini e dei sentimenti che saranno più distesamente sviluppati nel romanzo, che non avrà però la stessa felicità espressiva. "Il balzo in paradiso", che è il motore potente della poetica dello scrittore, l'origine prima della sua scrittura, nelle poesie è ancora in corso o se ne attende ancora la ripetizione. Il romanzo, per ragioni biografiche e poetiche ben illustrate da Rivière, opacizzerà la luce abbagliante del giovanissimo poeta. Per stuzzicare la curiosità dei lettori che si vorrebbero numerosi si potrebbe suggerire di confrontare il "Piove" superbamente lirico di D'Annunzio, quello altrettanto superbo e disincantato di Montale, con il "Pioviggina" autenticamente modesto di Alain-Fournier.
Paolo Mantioni
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