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Mirador. Irène Némirovsky mia madre
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Mirador. Irène Némirovsky mia madre - Élisabeth Gille - copertina
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Mirador. Irène Némirovsky mia madre

Descrizione


"Mirador" non è una semplice biografia di Irène Némirovsky. È la scrittrice stessa che, attraverso la voce della figlia, Élisabeth Gille, ci racconta in prima persona di sé e della propria vita. E rievoca con accenti intimi e originali la Russia lacerata e suggestiva dell'infanzia e dell'adolescenza. Poi, dopo l'esilio seguito alla Rivoluzione d'Ottobre, sono la Francia e Parigi lo scenario in cui Irene spicca il volo e diventa famosa. Infine la provincia francese è il teatro che vede svolgersi l'ultimo atto della sua esistenza, che è anche l'ultimo atto di una borghesia colta ma incapace di cogliere i segni premonitori della tragedia che si sta abbattendo sull'Europa e che troppo tardi si accorge della furia che travolgerà milioni di persone, come la stessa Irène, deportata nel 1942 ad Auschwitz, dove morì di tifo un mese dopo. "Mirador" è uno sguardo intimo e privilegiato sui suoi legami con il padre e la madre, il marito e le figlie, la fatica della continua fuga fino alla drammatica fine. Numerosi sono i nodi affrontati - la fama e le sue illusioni, il giudaismo e la Shoah -, ma è il tema fondamentale della vita familiare e della maternità a dominare la narrazione. Il rapporto tormentato, seppur breve, tra Elisabeth e la madre Irène è il filo rosso che lega ogni vicenda di questo racconto... Prefazione e intervista di René de Ceccatty.
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Dettagli

2011
25 agosto 2011
359 p., Rilegato
9788864112015

Valutazioni e recensioni

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Paola
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Una “biografia sognata” è forse l’espressione più adatta a definire quest’opera, laddove sogno non circoscriva l’esperienza di scrittura ad un semplice viaggio nell’immaginifico. Élisabeth Gille si cala nei ricordi, li integra e li trasfigura con una sensibilità rara, nota a chi ama i romanzi di Irène Némirovsky. Accanto alla ricostruzione di eventi storici di portata epocale, come la Rivoluzione d’Ottobre, si dipanano le vicende personali: Irène torna a parlarci attraverso la voce della figlia, impegnata in un coraggioso viaggio dentro l’anima della madre e di se stessa. I ricordi di Élisabeth, bambina in fuga, flash drammatici nella loro incisività, sono invece affidati a brevi corsivi che separano i capitoli in cui si articola la narrazione. La scrittura, agile e, nel contempo, profonda, ci guida una volta di più nel mondo di una autrice grandissima, e, nell’eterno rimpianto di una figlia che “potrebbe quasi essere la madre della propria madre”, perpetua il rimpianto per una voce messa a tacere troppo presto dal gorgo impazzito e insensato della Storia.

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Paola
Recensioni: 5/5

Una “biografia sognata” è forse l’espressione più adatta a definire quest’opera, laddove sogno non circoscriva l’esperienza di scrittura ad un semplice viaggio nell’immaginifico. Élisabeth Gille si cala nei ricordi, li integra e li trasfigura con una sensibilità rara, nota a chi ama i romanzi di Irène Némirovsky. Accanto alla ricostruzione di eventi storici di portata epocale, si dipanano le vicende personali: Irène torna a parlarci attraverso la voce della figlia, impegnata in un coraggioso viaggio dentro l’anima della madre e di se stessa. I ricordi di Élisabeth, bambina in fuga, flash drammatici nella loro incisività, sono invece affidati a brevi corsivi che separano i capitoli in cui si articola la narrazione. La scrittura, agile e, nel contempo, profonda, ci guida una volta di più nel mondo di una autrice grandissima, e, nell’eterno rimpianto di una figlia che “potrebbe quasi essere la madre della propria madre”, perpetua il rimpianto per una voce messa a tacere troppo presto dal gorgo impazzito e insensato della Storia.

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nihil
Recensioni: 3/5

Mirador. Irene Nemirowsky, mia madre. di Elisabeth Gille Scritto dalla figlia Elisabeth, è un vero è proprio atto d'amore verso la madre. Scritto in prima persona, come se fosse la madre a raccontare, non rende giustizia alla stessa. L'rene che vive in questo libro appare diversa dall'Irene autrice, manca lo spessore del suo pensiero e la sagacia nel descrivere le situazioni.

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Recensioni

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Voce della critica


La "galassia Némirovky" si arricchisce in Italia di un nuovo tassello con la pubblicazione di Mirador, biografia della madre scrittrice "sognata" dalla figlia minore di Irène, Élisabeth Gille, prematuramente scomparsa nel 1996. Testo perturbante, che aspira a (ri)appropriarsi della vita e della voce materne cancellate dalla Shoah assumendone la maschera narrativa: pseudo-diario in prima persona della madre consegnata alla morte, redatto da una figlia che cerca di esorcizzare lo stato di orfanità in cui è stata relegata dalla brutale sparizione della coppia genitoriale. Mirador, uscendo ora in Italia a vent'anni dall'edizione francese, può dare la falsa impressione di essere l'ultimo frutto della "Némirovsky Renaissance": le cose stanno esattamente al contrario. È stato questo testo intenso e inatteso a riaprire in Francia il recupero della scrittrice, che culmina nel 2004 con il premio Renaudot assegnato postumo a Suite française. Molto prima di arrivare a questa data spartiacque, con largo anticipo sulle due corpose biografie di Némirovsky – uscite una nel 2005 (Jonathan Weiss), l'altra nel 2007 (Philipponnat-Lienhardt) – e sul tenace lavoro memoriale della primogenita Denise, il libro di Élisabeth Gille rompe il silenzio in cui era sprofondata l'opera di una delle romanziere più acclamate nella Francia dell'entre-deux-guerres.
Mirador è un libro complesso: non è una tanto la biografia romanzata di Némirovsky né un monumento alla madre morta, quanto una domanda reiterata sulla fragilità e la cecità di una storia individuale intrappolata nei sussulti della grande storia, molto simile all'operazione scritturale compiuta da Perec in W ou le souvenir d'enfance. Non a caso il diario in prima persona attribuito a Irène è preceduto da una paginetta in corsivo, scritta in terza persona, con una data precisa (marzo 1937, nascita di Élisabeth): "La bambina è nata in un bell'appartamento parigino (…) Molti anni dopo, la bambina leggerà queste righe di Georges Perec: 'Anche se, per puntellare i miei ricordi improbabili, ho soltanto l'ausilio di foto ingiallite, di testimonianze rare e di documenti irrisori, non ho altra scelta se non richiamare alla memoria quello che troppo a lungo ho definito l'irrevocabile'". Alla fine di ognuno dei dodici capitoli del diario di Irène "sognato" da Élisabeth troviamo dunque intercalate altrettante paginette in corsivo: si sgrana così una cronologia divaricata, all'inizio lontanissima, poi sempre più vicina a quella del diario, fino a incrociarla e a superarla (febbraio 1953, dicembre 1956, aprile 1957, luglio 1962, ottobre 1991). Se l'io-Irène ci fornisce la narrazione di un vissuto che cade brutalmente nel silenzio, è l'ultima paginetta in terza persona a chiudere il diario interrotto, perché "la bambina che da anni non è più tale" possa forse diventare "la madre della propria madre, che ha trentanove anni per l'eternità".
Le recensioni italiane a Mirador insistono sui nodi tematici del libro: il groviglio avvelenato dei rapporti madre-figlia tante volte ripreso e variato nei romanzi di Némirovsky, la fuga e l'esilio dalla Russia, l'eredità ebraica rimossa e le radici russe, la Francia degli "anni folli" come patria sostitutiva, il successo e le sue illusioni, l'avanzata implacabile dell'antisemitismo, la disillusione, la guerra, la morsa della persecuzione che si stringe. Il libro di Élisabeth Gille si ridurrebbe allora a una sorta di coda o di postilla-pastiche ricamata su quelli di Irène, con gli inevitabili confronti stilistici: la voce della grande romanziera verrebbe frammentata e/o diluita nel suo pseudo-diario "sognato" dalla figlia minore. Ma stabilire un paragone permanente fra i romanzi della madre e le reinvenzioni-variazioni operate della figlia significa far torto a entrambe le scrittrici: sbilanciando la lettura di Mirador e appiattendola sull'opera di Némirovsky, perdiamo proprio la nota acutissima di sofferenza con cui e da cui Gille parte per scrivere la vita della madre, rivivendola/riscattandola alla luce della propria orfanità. Perdiamo l'ostinato contrappunto fra la vita della grande romanziera e le scarne paginette in corsivo che precedono, intercalano e chiudono seccamente la narrazione diaristica attribuita a Irène. Perché mirador, parola che può suonare esotica o innocua al lettore italiano, in francese evoca immediatamente e non a caso una seconda accezione, sinistra e precisa: ossia, la torretta di osservazione in prigioni o zone di confinamento, la torretta di guardia dei campi di concentramento e di sterminio nazisti. Proprio da questo mirador – estremo punto di osservazione del fantasma materno svanito ad Auschwitz – Gille procede per integrare, ripetere e variare le coordinate della vita della romanziera, le sue illusioni, la sua cecità, la sua irreparabile scomparsa: e contemporaneamente per riflettere, a frammenti, sulla inspiegabile "salvezza" concessa alle sue figlie.
Se la scrittura di Irène Némirovsky nasce in un bozzolo di marginalità e rancore contro una madre il cui narcisismo sconfina nella follia, e se la sua cecità politica ha molto a che vedere con la fissazione sulla "mostruosità" familiare, l'opera di Élisabeth Gille e quella di Denise Epstein partono da un bisogno opposto: quello di riparazione e di catarsi, di riappropriazione di un vissuto interrotto In casa Némirovsky, l'orfanità-scrittura passa di madre in figlia: "la madre dentro" può essere una dura eredità, ma anche un dono.
Lina Zecchi

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Conosci l'autore

Élisabeth Gille

1937, Parigi

Élisabeth Gille , figlia di Michel Epstein e della scrittrice Irène Némirovsky, nasce a Parigi nel 1937. Nel 1942, prima la madre e poi il padre vengono arrestati e deportati ad Auschwitz, da dove non faranno mai ritorno. Il padre ha il tempo di affidare a Élisabeth e alla sorella maggiore Denise pochi effetti personali, tra cui il prezioso manoscritto inedito di "Suite francese" (che verrà dato alle stampe più di cinquant’anni dopo). Le due sorelle tra il 1943 e il 1945 imparano a vivere in clandestinità, sotto nomi falsi, nascoste tra cantine e collegi nella regione di Bordeaux. In seguito, Élisabeth Gille diventerà un’importante editor e pubblicherà tre libri, "Mirador" (Fazi, 2011), "Le crabe sur la banquette...

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