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«Lo spirito che più di tutti tormenta questa regione incantata, e sembra essere il comandante in capo di tutte le forze dell'aria, è lo spettro di un cavaliere con il capo mozzato. Si dice sia il fantasma di un soldato della cavalleria assiana, che finì decapitato da una palla di cannone in una delle tante battaglie della guerra di indipendenza, e che i contadini vedono spesso galoppare a spron battuto nel buio della notte come trasportato sulle ali del vento.» - Introduzione di Goffredo Fofi.
Il libro degli schizzi ("The Sketch Book of Geoffrey Crayon, Gent.", di cui proponiamo la traduzione integrale) è considerato il capolavoro di Washington Irving. Tra le tante storie fantastiche raccolte nel volume ricordiamo quella di Rip Van Winkle e del suo misterioso e bizzarro viaggio nel tempo; de "Lo sposo fantasma", con il suo sorprendente finale; ma soprattutto l'avventura mozzafiato che si svolge nella brumosa vallata di Sleepy Hollow, battuta da uno spettrale cavaliere senza testa in sella a un possente stallone nero. Ichabod Crane, uno strano maestro di scuola, dovrà vedersela con lui, perché il fantasma si frappone tra il giovane e la bellissima Katrina, di cui Ichabod è innamorato. Pur di conquistare l'amore della ragazza, il maestro (che nella famosa versione cinematografica ha il volto di Johnny Depp) andrà incontro ad avventure pericolose, avvincenti e, naturalmente, dense di mistero.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Lo stesso autore ammette di non essere uno scrittore di professione, e fondamentalmente questo libro lo dimostra tutto: a parte i due racconti giustamente famosi ("Il mistero di Sleepy Hollow" e "Rip Van Winkle"), esemplari del genere gotico, il libro è esattamente quanto promette il titolo originale, ovvero una serie di "schizzi", di brevi testi sugli argomenti più vari, principalmente aspetti della vita e del modo di pensare degli inglesi (il libro è stato composto durante il periodo in cui Irving è vissuto in Gran Bretagna) e la letteratura anglosassone. Pezzi che denotano grande cultura nell'autore, ma scarsissimo valore letterario, riducendosi nel più dei casi a commenti moralistici e a descrizioni di paesaggi. Una menzione d'onore, che assieme ai due racconti già citati alza la valutazione, va però ai due brevi pezzi in cui Irving si mette nella prospettiva degli Indiani d'America (soprattutto "Philip di Pokanoket"), ne valorizza la cultura, non considerandoli semplicemente dei selvaggi, e denuncia l'annientamento che la colonizzazione europea ha sistematicamente compiuto contro di loro: per un libro scritto nel 1819, una posizione coraggiosissima!
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