«Parsifal, ‘opera cinematografica’ sognata e realizzata da Marco Filiberti quale esemplare Gesamtkunstwerk di capillare reinvenzione/rivisitazione del mito, ripropone con inscalfibile consapevolezza d’intenti e di mezzi le ragioni di un’arte profetica, oracolare, misterica, stagliandosi nel deserto del contemporaneo come un faro di luce sapienziale. Questo volume vuole testimoniare quella “visione”, terribile e luminosa, che in modo più che evidente ha abitato Marco Filiberti all’insorgere del suo Parsifal, provando altresì ad aprire qualche varco al “mistero” che l’ha generata e che l’ammanta. E lo fa in primis attraverso l’immagine, un cospicuo numero di fotografie di scena scattate da Francesca Cassaro, vere e proprie cristallizzazioni del viaggio creativo e interiore - ma oserei dire: sciamanico - del regista, che miracolosamente conservano la pasta, la densità della colorazione e il senso drammatico delle immagini del film e fissano un’attendibile mappatura delle fonti iconografiche emerse nell’autore dallo smisurato bagaglio della propria memoria. Ma questo libro intende anche proporre, attraverso preziosi interventi saggistici, una ipotetica e parziale guida nella sterminata messe di riferimenti di un patrimonio rivissuto, o meglio, “inverato”, dall’autore tra le rovine dell’Occidente. E così, se Paul Senhal, affrancato una volta per tutte Filiberti dai continui accostamenti a nomi quali Visconti, Sirk, Fassbinder per investirlo di un’autonomia artistica ormai inconfutabile, ne coglie invece, con stupefazione, una totalità di darsi accostabile solo, per quanto con linguaggi persino antitetici, all’estremismo di Carmelo Bene, dal canto suo Luigi Pruneti colloca il Parsifal filibertiano in una vasta costellazione esoterica e escatologica per riconoscerne la portata di nuovo segmento originale nella vicenda di un’arte sapienziale, mentre Giovanni Bogani annota tracce di suggestioni in una reverie critica che, per lui, ammaliato dal “mistero”, sembra essere l’unico modo possibile di parlare di un’opera tanto vasta, seducente e inafferrabile. A conclusione, lo stesso Filiberti indica sinteticamente i primi snodi del traghettamento di quella “visione” ai suoi eccellenti collaboratori Livia Borgognoni, Mauro Toscano e Daniele Gelsi che, a loro volta, restituiscono pensieri e riflessioni del loro primo impatto con il testo alchemico, allorquando il “sogno” doveva ancora realizzarsi. Un volume che illustra dunque la ricchezza di un apparato iconologico che, insieme all’esigenza interiore di lanciare il proprio grido d’allarme per un Occidente ridotto ormai come un vuoto a perdere, ha scatenato nel suo autore l’irrefrenabile pulsione a ‘realizzare l’opera’ che aveva visto in una notturna visione: il sogno di questo Parsifal. Perciò questa creazione artistica sembra far risuonare le campane del risveglio alla consapevolezza, per questo è giusto sognare Parsifal, e partire dalla sua pura follia per realizzare qualcosa come questa immensa e solitaria ‘opera cinematografica’, corredandola di tutti i possibili apparati per rafforzarne la comunicazione, la diffusione, l’efficacia espressiva, come ben fanno questi scatti fotografici che ne documentano la creazione.» ( Anton Giulio Onofri )
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