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Pochi miti sono pervasivi come quello delle Sirene. La loro voce seducente e letale ha incantato per millenni le generazioni; le ha attratte, spaventate, intenerite, scandalizzate. Si è fatta sentire, nella letteratura, nel cinema, nei cartoni animati, persino nelle mute arti figurative. Questo librosi inserisce in un progetto di Maurizio Bettini ormai consolidato, secondo il quale l'antichista e antropologo si prefigge di esaminare grandi miti della letteratura classica in collaborazione con valenti colleghi (segnaliamo anche i lavori a quattro mani con Carlo Brillante per il mito di Elena, con Giulio Guidorizzi per Edipo, con Ezio Pellizer per Narciso), secondo una prospettiva a un tempo letteraria e scientifica: Bettini tiene per sé uno spazio narrativo in cui dà mostra delle sue capacità letterarie, lasciando al coautore il versante saggistico.
La struttura del volume comprende dunque, per le prime pagine, Il racconto delle Sirene, un divertissement mitologico sulla vicenda di Odisseo e Telegono che cerca di rispondere alla misteriosa questione dell'oggetto del loro canto. In effetti, le Sirene affascinano per almeno due aspetti: la teratologia, su base ora ornitologica, ora ittica, spesso, ma non sempre, accompagnata da una forte connotazione erotica, e il mistero di una voce letterariamente ineffabile, su cui i commentatori di ogni tempo hanno avanzato le ipotesi più disparate. Il fatto, tuttavia, che Bettini presenti la sua proposta di soluzione del mistero in forma letteraria blinda, in questa sede, ogni possibilità di discussione, perché, a differenza di quanto faremmo con un saggio, ci pone nell'impopolare posizione di dover svelare il finale del racconto; lasciamo dunque al lettore il compito, anzi, il piacere, perché è lettura assai piacevole, di leggerlo da sé.
La parte più cospicua del volume è rappresentata dal saggio di Luigi Spina, grecista meno noto al pubblico non accademico, ma come Bettini abilissimo conferenziere, che alle proprie competenze strettamente professionali unisce una grande sensibilità mediatica e una cultura umanistica in senso lato capace di spaziare fra antico e moderno e fra accademia e pop. Nel suo saggio, Spina esamina la realtà e la leggenda delle Sirene, fra miti letterari e avvistamenti quasi ufologici; si diffonde poi sul problema della genealogia di questi ibridi mitici che, contro l'usuale adagio per cui mater semper certa, pater numquam, si trovano invece nelle varie tradizioni a trovarsi attribuite più madri, ma un padre solo, Acheloo. Si indagano poi le difficoltà e i misteri onomastici delle Sirene, e l'evoluzione del loro mito nelle diverse epoche postclassiche, dal primo cristianesimo a oggi. È questa forse la parte più rilevante del percorso tracciato da Spina, che attraversa variazioni e Fortleben suggestivi e personaggi talora celeberrimi, talora noti solo a un pubblico specializzatissimo, da Galfredo di Auxerre a Teofilatto Simocatta, a Calvino, Kafka, Brecht, per indagare l'ontologia delle Sirene ora donne, ora uccelli, ora pesci e la natura del loro canto, o non-canto. Si tratta, in questo caso, di un saggio scientifico con tutti i crismi, corredato di un'amplissima bibliografia, e destinato, se non a esaurire il tema delle Sirene, il che è impossibile per la natura stessa del "classico", a diventare un punto di riferimento per le ricerche nel settore, pur mantenendo una buona leggibilità e non riducendosi a rassegna o a reference guide; in questo senso, la collocazione dell'apparato di note a fine saggio e non a piè di pagina, che chi scrive trova di norma piuttosto fastidiosa nella saggistica a uso accademico, ha una sua ragione d'essere. Non intimidisce il lettore "casuale", invita alla lettura continua del lavoro e lascia comunque spazi di approfondimento per chi ne abbia necessità o desiderio..
Dobbiamo infine precisare che questo curioso ircocervo editoriale un racconto giustapposto a un saggio è per certi versi ingannevole come il suo oggetto di trattazione. L'impressione iniziale è infatti che, proprio come le Sirene, il racconto iniziale serva a catturare un lettore non accademico e indurlo, preso l'abbrivio, ad affrontare il saggio che in fondo costituisce la parte più importante del volume. In realtà, il lavoro di Spina svolge anche, implicitamente, una funzione esegetica del racconto di Bettini; solo se si rilegge, quasi in Ringkomposition, il racconto una volta terminato il volume se ne possono cogliere e apprezzare tutte le allusioni, le implicazioni e il fascino.
Massimo Manca
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