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Confesso. Anche io come un cetaceo ferito ho combattuto a lungo, cercando di resistere e completare la lettura del libro. Ma ho perso. A pagina 350 di 550 ho capito che faticavo perchè in fondo l'argomento trattato proprio non mi interessa. Non mi piace andare per mare, nè la pesca... Certamente un libro importante, ponderoso, visionario e stupefacente nella meticolosità con cui è scritto. Ma veramente mortale nelle noiosissime descrizioni scientifiche delle balene e delle parti della nave, nonchè nelle continue metafore che appesantiscono eccessivamente la naturalezza della narrazione. Non lo consiglio. Infinitamente più memorabile Il Vecchio ed il mare di Hemingway.
Naturalmente un classico. Naturalmente un capolavoro. A un libro del genere non si può dare meno di 3/5. Ciò che mi è decisamente piaciuto è la mirabile capacità descrittiva ed evocativa di Melville del mare e di tutto ciò che lo circonda; la descrizione del Pequod e dei suoi naviganti; e soprattutto la gigantesca immagine di Achab che rivaleggia in possenza con la balena. Anche i ramponieri e gli ufficiali sono ben tratteggiati, sebbene in un romanzo di tale lunghezza mi aspettassi una maggiore caratterizzazione psicologica. La ricerca di Moby Dick e lo scontro finale con quest'ultima sono di certo tra le pagine più belle della narrativa americana. Ma non posso apprezzare a fondo il libro per alcuni motivi. Il più importante: la minuziosa trattazione delle metodologie di caccia alla balena e le spiegazioni di cetologia (vi è un capitolo con questo titolo!) sono effettivamente troppo ampie e a volte contorte e piene di termini di difficile comprensione per i non addetti ai lavori. In molti di questi capitoli di "non azione" Melville inserisce un significato simbolico e spesso si sprecano metafore che comprendono soggetti biblici: purtroppo però, in questi punti di ampia digressione, non sempre mi sono sentito coinvolto all'interno della storia, preferendo di gran lunga seguire le vicissitudini e i pensieri dei personaggi. Ritengo che la figura di Achab sia una delle più drammatiche e riuscite della storia della letteratura, ma in certi punti la ripetitività del romanzo mi ha annoiato, nonostante capissi che alcuni dettagli sottintendevano altri concetti più astratti. Alti e bassi dunque. Come le onde dell'oceano che l'uomo non deve sfidare perchè insondabile. Come Moby Dick, con la sua alta gobba e la sua bassa e terribile mascella. Essa è il male assoluto, ma anche l'irraggiungibile desiderio di vendetta e Achab diviene blasfemo e già condannato quando, abbandonando la sua umanità, si mette alla sua caccia.
Libro molto, molto impegnativo.I molti dettagli inerenti la navigazione ed i numerosi riferimenti biblici ne rendono la lettura decisamente faticosa.Più che un romanzo sembra un trattato di divulgazione scentifica....però in certi passaggi la scrittura di Melville raggiunge vertici di assoluta poesia:la furia degli elementi,la straziante agonia dei poveri cetacei e la follia di Achab sono resi magnificamente.
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