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«Tra i più grandi, se non il più grande romanziere yiddish.» - Elie Wiesel
Figlia di un famoso rabbino, Perele deve trovare uno sposo degno del suo rango. Ma il brillante fidanzato Moshe Mordechai, un genio del Talmud, la respinge poco prima delle nozze. Perele sposa allora un giovane di buon carattere ma di modeste ambizioni che si accontenta del suo ruolo di rabbino in una piccola città. Anche dai figli ha poche soddisfazioni: i due maschi sono semplici negozianti, la figlia e il genero zoticone le riservano solo amarezze. Una volta adempiuti i doveri materni che la società le impone e raggiunta la mezza età, Perele partirà al contrattacco per prendersi tutto quello che la vita le ha finora negato e vendicarsi dell'offesa subita dal fidanzato di un tempo. Con freddezza, senza pietà per nessuno, Perele manipolerà tutti quelli che le stanno intorno per ottenere la sua clamorosa rivincita. Grade ci offre in questo romanzo il ritratto di una donna di potere e un affresco degli intrighi familiari e comunitari nel mondo ebraico est-europeo.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un personaggio femminile molto bello, discutibile finché si vuole, ma da analizzare molto meglio anche rispetto alle recensioni dei critici letterali finora pubblicate e anche rispetto a quello che dice il risvolto di copertina. Il personaggio principale, la moglie del rabbino appunto, è tutt'altro come viene dipinta dalla critica che, secondo me, ha utilizzato finora un approccio un po' troppo misogino: viene descritta come una donna insopportabile soltanto perché vuole raggiungere un obiettivo per sé e per la propria famiglia, ha un'intelligenza vivissima, molto più brillante di quella del marito (erudito) e dei figli, per non parlare della figlia che è una figura di piccolo borghese che pensa soltanto alla tranquillità della propria vita coniugale. Viene derisa dalla famiglia e dalla società (e la critica si sdraia su questa posizione) ma è una donna colta in un ambiente in cui la cultura è riservata agli uomini. E forse è questo che dà più fastidio ed è per questo che viene descritta come una donna senza scrupoli che fa di tutto perché suo marito diventi rabbino della città. Eppure, non mette in atto azioni senza scrupoli, previene semplicemente le mosse degli altri, soprattutto quelle dei maschi che detengono il potere, e costruisce delle contro mosse efficaci.
Ottima edizione Giuntina e ottima postfazione della traduttrice (che io consiglio di leggere anche come prefazione) per questo romanzo e per questo autore ancora non conosciuto in Italia. "La moglie del rabbino" è senz'altro un'opera che merita un posto di rilievo nella letteratura yiddish e che non deluderà i lettori appassionati di questa affascinante produzione.
" Non conosceva neanche un passo dell'intero Talmud così intricato e pieno di contraddizioni come le parole e gli atti della sua valorosa consorte". Queste poche righe racchiudono secondo me l'essenza della Rebetsin Perele, protagonista di questo bel romanzo di Grade. Personaggio risoluto, machiavellico con cui è difficile entrare in empatia ma letterariamente molto potente. Chi non ha un po' di conoscenza del mondo ebraico può trovare difficoltà a districarsi tra rituali, festività e litigiose correnti (c'è un glossario in fondo al libro) ma scrittura e traduzione rendono agevole e piacevole la lettura di questo piccolo gioiello della letteratura Yiddish
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Sono serviti quarantacinque anni perché Chaim Grade, che gode di grande considerazione nel mondo e per certi versi di venerazione negli Stati Uniti, fosse tradotto in italiano. Merito di Giuntina che l’ha affidato ad Anna Linda Callow, autrice per Garzanti de La lingua che visse due volte, Fascino e avventure dell’ebraico. Controversa e vendicativa, ne La moglie del rabbino (213 pagine, 18 euro), primo romanzo di Grade proposto in italiano (con glossario di yiddish in appendice), emerge un personaggio femminile di rara forza, Perele. Donna straripante, che non si arrende al destino che decide in vece sua e fa di tutto per tornare a piegarlo alla sua volontà, seppure a distanza di parecchio tempo. Chissà, forse una donna forte ispirata anche dalla moglie dell’autore, Imma, che lo teneva in pugno, gelosissima, lo costringeva a rare telefonate, solo in sua assenza, per i brevi momenti che trascorreva fuori casa. Fu lei, in qualche modo, ad allontanarlo dal mondo, figurarsi dallo star-system letterario. A differenza di Isaac Singer, che quattro anni dopo la pubblicazione de La moglie del rabbino, vinse il Nobel in barba al grande rivale, che per molti era il campione dell'yiddish, e alla di lui consorte. Nonostante una prosa che stilisticamente non ha nulla da invidiare a Singer, anzi che appare più cesellata, più raffinata…
Scomparso nel 1982, Chaim Grade è stato il cantore della Lituania ebraica, presente anche in questo suo romanzo, ambientato fra le due guerre mondiali. Cresciuta in una famiglia di rabbini, Perele è, a suo modo, una donna di potere e molto ambiziosa, dal carattere di acciaio, a cui fa male essere esclusa dagli studi, che erano solo cosa da uomini. Dopo aver sognato di sposare un rabbino destinato a una brillante carriera, deve ripiegare su un altro di provincia (Uri Zvi Kenigsberg), buono e intelligente, ma per nulla ambizioso, che farà fatica a riportare in città, per mettere a segno una vendetta – senza remore, senza compassione – attesa a lungo, ai danni di quello che era il suo promesso sposo, poi sposo mancato, il geniale Moshe Mordechai Ayznshtat. Come lei di illustri natali, ma senza di lei per la vita, dopo averla respinta alla vigilia delle nozze. Si incontrano di nuovo da anziani e lei non si tirerà indietro, con suoi «freddi, intelligenti occhi indagatori». Tenace e manipolatrice, senza scrupoli, l’antieroina di Grade, tenuta a bada solo dalla figlia Serel, non può che suscitare sentimenti ambivalenti nei lettori: una così abile spregiudicata burattinaia si ama o si odia.
Per quante affinità ci siano, a livello di atmosfere e psicologie, con le storie e i personaggi dei Singer, in Grade c’è uno sguardo più concreto e razionale sulle cose del mondo, meno mistico, proprio dell’ebraismo lituano. Rabbini più eruditi che devoti affollano le pagine di questo romanzo: e in mezzo, suo malgrado si ritroverà anche il marito di Perele, costretto in città a prendere posizione con i suoi sermoni, in mezzo ai dissidi delle correnti religiose ebraiche. E pensare che, per tornare alla donna forte dell’esistenza di Grade, fino alla morte della moglie, avvenuta vent’otto anni dopo quella dello scrittore, erano vietate traduzioni e nuove pubblicazioni. Oggi, invece, opere e archivio dello scrittore yiddish sono di nuovo disponibili e l’auspicio è che anche in italiano la sua bibliografia si arricchisca.
Recensione di Arturo Bollino
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