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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2014
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Quattro bellissimi racconti sulla Grande guerra. Il terzo racconto (L'obbligo) descrive meravigliosamente le sensazioni, i turbamenti e gli stati d'animo del protagonista Ferdinand, rifugiato in Svizzera e richiamato alle armi. "...il tempo e' altrettanto veloce a cancellare le tracce nella terra che nel cervello degli uomini, cosi' pronti a dimenticare".(dal racconto "Ypres") Zweig e' uno Scrittore con la S maiuscola. Da leggere, come tutti gli altri libri di questo meraviglioso autore.
La guerra, ossessivamente presente ove anche non si combatte, fa da sfondo alle vicende narrate in questi quattro racconti, ognuno dei quali, per certi versi, è capace di rappresentare le emozioni e le tensioni di chi, direttamente o indirettamente, vi è coinvolto. Il conflitto in questione è il primo grande scontro mondiale del secolo scorso, quello che solo in parte vide coinvolte le popolazioni belligeranti e che comunque rappresentò un salto stratosferico nell'orrore, quell'orrore che poi verrà amplificato da lì a pochi anni nella seconda guerra mondiale. Zweig, scrittore austriaco, poi naturalizzato inglese, è capace di interpretare angosce e dilemmi non tanto di soldati al fronte, ma di chi invece sta nelle retrovie, lontano dai tiri dei cannoni, ma che comunque, vuoi per l'aver dei familiari sotto le armi, vuoi per tenere ossessivamente presente la tragica realtà che su tutto incombe opprimente, finisce con l'essere preda di una tensione angosciosa che prepotente emerge dalle righe. L'autore si dimostra particolarmente abile nel descrivere questo stato d'animo derivante dall'oppressione di un evento che cambia radicalmente il modo di vivere di ogni essere umano, che profonde a piene mani incertezze, che toglie ogni possibilità di predisporre progetti, apparendo l'esistenza più che mai appesa a un filo sottile che di giorno in giorno tende ad allungarsi fino al punto di rottura. Non è la paura per una malattia, che in fin dei conti può essere attribuita al fato, ma è il timore di un domani senza speranze, è anche la sfiducia in un sistema, in una società i cui capi non esitano a metterne il gioco il futuro per spesso incomprensibili motivi. Da leggere senz'altro.
Nella collana di narrativa che questo editore da un po' di tempo sta allargando, spicca la proposta dei quattro brani, due racconti di fantasia e due articoli per giornali di lingua tedesca, raccolti sotto il titolo del primo, il più fosco, un quadro drammatico, shakespeariano, sugli effetti psicologici della Grande Guerra. Il "macello" europeo del 1914-1918 è al centro di queste meditazioni di Stefan Zweig, lo scrittore viennese fra i più versatili e capaci di quella generazione sfortunata che subì entrambe le guerre mondiali. Nel 1942 l'autore si suicidò in esilio dal nazismo che aveva bandito le sue opere. L'ultimo reportage, pubblicato nel 1928, fotografa con obiettività il turismo curioso verso la belga Ypres, cittadina martire dove per la prima volta furono sperimentati i gas tossici in guerra. È il racconto più lungo di questo prezioso libretto a mostrare il carattere umanista di Zweig e tutta la sua abilità con l'anima dei personaggi: la storia di Ferdinand, artista rifugiatosi in Svizzera con la moglie, che sta per essere richiamato al fronte, ma alla macchina bellica e burocratica oppone con la complicità della compagna appassionata il proprio rifiuto. Che è il pacifismo sempre più attuale ai nostri giorni. Anche da queste pagine la lettura di Zweig sprigiona un'aura classica, realismo preciso e psicologismo perfetto, riportandoci a un'epoca importante della storia letteraria europea.
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