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Una donna scopre l'identità della sua vera famiglia e decide di partire per raggiungere il paesino delle sue origini
Una donna americana di mezza età scopre inaspettatamente le sue vere origini solo dopo la morte dei genitori. Profondamente scossa, e in preda ad una vera e propria crisi di identità, decide di mettersi in viaggio sperando di poter riabbracciare la madre naturale mai conosciuta. Si reca così in un piccolo e remoto paese dell’Italia del Sud, Montedoro.
Un cinema difficile, a tratti ostico nella sua lentezza ed essenzialità, ma anche fortemente evocativo, sanguigno e primordiale
Trama
Alla morte dei genitori una donna americana di mezza età scopre di essere stata adottata, o forse comprata, dalla sua vera madre, una donna italiana poverissima proveniente da Montedoro, paesino del profondo sud. Sconvolta, la donna si reca in Italia alla ricerca della propria identità tutta da ridefinire, e quando arriva a destinazione trova un paese completamente abbandonato che custodisce segreti millenari dove dovrà svolgere un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria per ritrovare le proprie radici.
Montedoro è il lungometraggio di esordio di Antonello Faretta, regista potentino al confine fra cinema e arte contemporanea. Il suo è un modo di raccontare arcaico, fatto di immagini intense e potenti che sono quadri iperrealisti. Un cinema difficile, a tratti ostico nella sua lentezza ed essenzialità, ma anche fortemente evocativo, sanguigno e primordiale. La storia di Montedoro è stata raccontata al regista dalla stessa protagonista, che ha scoperto di non appartenere alla cultura in cui era cresciuta e si è messa a cercare se stessa fra le rovine di Craco, ghost town lucana evacuata negli anni Sessanta all’indomani di una frana. Faretta ha popolato quel paese di fantasmi che incarnano la cultura contadina in via di sparizione: vedove, pastori, famiglie che un tempo popolavano quel luogo poverissimo ma vitale, come si vede nei filmati d’epoca che il regista ha inframmezzato alle immagini di finzione.
Fra le montagne impervie, arrampicato sulle pendici, Montedoro resiste alle intemperie e alla sua stessa solitudine e Faretta vi ambienta una sorta di western dell’anima in cui tutti cercano la propria identità, il proprio posto in un mondo che li respinge negando la loro stessa esistenza. Nelle immagini si avvertono il vento, il calore, la solitudine, esaltati da un digitale che rende materici i sogni e le visioni della protagonista, di cui condividiamo lo straniamento nel vagare come un’ombra inquieta in spazi aperti e desolati o fra le macerie del paese.
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