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Con mani timide, con animo quasi tremante, è più o meno così che si dovrebbe andare incontro agli scritti di questa donna, dolorosa icona di sublime filosofia in un Novecento di acredini e di guerre. Qui siamo in poco meno di cento pagine e tuttavia la densità delle riflessioni, la coerenza dello sguardo, la dura complessità dei temi, ogni rigo stesso portano in grembo tutto il senso del prossimo, quell'attenzione "come unica vera umiltà" da lei tanto esaltata in molti lavori. La grande madre letteratura, i suoi impegni, i suoi doveri. Questo il quesito che attraversa il libretto, dove le pagine dedicate a bellezza e sventura raggiungono livelli di impeccabile grandiosità: "Vi è alleanza naturale fra la verità e la sventura, in quanto sia l'una che l'altra sono dei supplicanti muti condannati in eterno a restare senza voce davanti a noi. La bellezza è su questa terra il mistero supremo. E' uno splendore che sollecita l'attenzione, ma non le fornisce alcun motivo per durare. Ma lo splendore della bellezza si sparge sulla sventura grazie alla luce dello spirito di giustizia e d'amore, che solo permette a un pensiero umano di guardare e riprodurre la sventura qual è". Allora Sofocle, Giobbe, l'Iliade, Villon (nel quale il sentimento del bene e del male imprigiona ogni suo verso), la Passione nei Vangeli; fra questi ed altri riferimenti Simone guida la sua penna e il suo genio per alzare al cielo un grido più ascoltato, un canto che scongiuri l'oblio del potere su questo tema - il Male - che spezza e affligge la Persona, la cui sacralità è assoluta: "Gli scrittori non hanno da essere professori di morale, ma devono esprimere la condizione umana. E non vi è nulla di così essenziale alla vita, in tutti i momenti". Ed è di questo che qui corrisponderà con alcuni autori (Giraudoux, Valery, Bernanos) in lettere che possiamo amare come luminose gocce del suo testamento umano, del suo miracolo interiore e della sua angelica forza morale. Libro immancabile e perfetto.
Libro interessante per riflettere sulla letteratura e sulla sua eticità. La Weil fa riferimento alla letteratura di altissimo livello, l'unica che possa "destarci alla verità". In un periodo, come il nostro, in cui si pubblica di tutto e la qualità è piuttosto bassa (nonostante le vendite, questo libro può farci riflettere su che cosa è 'veramente' la letteratura e che cosa possiamo trarre da essa.
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