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scheda di Longhi, M., L'Indice 1997, n. 6
Al di là della retorica implicita nel titolo, il volume intende presentare alcune riflessioni a più voci sul malessere che affligge la vecchia Europa nel suo complicato cammino verso l'unione monetaria.I problemi individuati e lamentati a partire dall'introduzione sono quelli, sotto gli occhi di tutti, della disoccupazione e della crisi di un certo modello di sviluppo, ma anche, a un livello più profondo, della carenza di senso e di progettualità che investe i comportamenti privati e pubblici, il nesso tra economia e società, gli stili di vita e di organizzazione anche politica. L'esortazione è quella di non rinchiudersi nelle soluzioni "tecnocentriste" ("à la" Maastricht) ma di ripensare l'intero progetto culturale e politico di un'unione fondata sul collegamento tra bisogni, comunità e territorio.Nel primo contributo ("Europa e nuove solidarietà") Amoroso rivede criticamente il processo di globalizzazione in atto e opportunamente richiama spunti e riflessioni emersi controcorrente negli ultimi anni, per proporre un modello "policentrico" di integrazione europea, basato sui cosiddetti "quattro anelli" della solidarietà (i paesi dell'Unione, quelli nordici, quelli dell'Europa centrale e quelli mediterranei). Nel secondo contributo ("Le miserie dell'opulenza") Capella, dopo un excursus sui malanni che affliggono la questione sociale e i modi di vita, e sulla fragilità delle sovranità statali, rilancia una possibile strategia della sinistra fondata sui "poteri sociali" quale questione di vera e propria democratizzazione. Anche Serge Latouche ("La rivolta francese") propone alcune piste di riflessione, in positivo, per "modificare le regole del gioco", a partire dall'esempio paradigmatico dell'esperienza francese della fine del '95.Più denso e meditativo, e meno preoccupato di offrire indicazioni di prospettiva, è invece l'ultimo contributo ("Sulla strada per Maastricht"), nel quale Mortellaro rilegge la situazione attuale ("l'eurosclerosi") come segnata dall'ansia e dall'incapacità di pensare il futuro, sulla base dell'idea che "Maastricht non unifica né produce stabilità".
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