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Anno edizione: 2006
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Anno edizione: 2019
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Bello. Effettivamente da Vassalli si poteva chiedere di più ma... tutti i racconti ci fanno riflettere un attimino su quello che stiamo combinando: la macchina è diventato un dio vivente, la politica e la carriera sono diventate porcherie, l'amore vero ormai ha ceduto il posto ad una cosa talmente scialba che non dovrebbe nemmeno più conservare il nome "amore"... Insomma, uomini, dove stiamo andando??
Sulla seconda di copertina c'è scritto che il romanzo non partecipa a premi letterari per volontà dell'autore, forse per non andar in contro a stroncature aggiungo io? Qualcosa di buono c'è come "Abitare il vento", ma dall'autore di "Un infinito numero" e de "La chimera" è lecito aspettarsi molto di più. Prendiamolo come un (poco utile)esercizio e aspettiamo impazienti qualcosa degno di quel grande letterato contemporaneo che è Vassalli.
Pessimo. Ma che storie sono? Mi sono sforzato a leggere ogni racconto ma nulla, proprio nulla. Dov'è finito il Vassalli del capolavoro letterario La chimera? E dov'è finita l'ironia de L'oro del mondo? E dove sono finite le avventura che ti facevano rivivere il passato di Marco e Mattio? Voglio il Vassalli dei romanzi scorsi.
Recensioni
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Per le sorti dell'individuo moderno ha contato di più l'invenzione dell'automobile o quella della televisione? Nel suo ultimo libro di racconti brevi Sebastiano Vassalli almeno per tutta la prima parte (La mia Golf mi chiedeva aiuto Diesel o benzina ecc.) opta per la prima che ho detto. Vassalli si sa ha iniziato sulla tastiera sperimentalistica e poi via via ha carotato storie e biografie altrui (La notte della cometa su Dino Campana) ed episodi microstorici (La chimera su un processo di stregoneria del Seicento premio dall'insegna ben appropriata lo Strega del '90) per approdare ora ecco alla realtà odierna: Dopo aver pensato per vent'anni (credo a ragione) che il presente non fosse raccontabile ho voluto tornarci per vedere se era cambiato qualcosa (nella Nota). Bel programmino.
Vediamo un po' allora. Intanto: ci torna Vassalli al presente eccome prendendolo per le corna muso a muso come il più temerario degli scatenati di Pamplona di fronte al toro in scorribanda. L'auto dunque la nuova armatura materiale e mentale in cui si è introdotto e trasformato kafkianamente (Ciao Kafka) l'individuo moderno. Ha ragione Vassalli: l'auto rappresenta bene il livellamento e la riduzione del viaggio a trasferimento della morte a incidente risolto e a intasamento della responsabilità a errore o sbadataggine. Insomma: del destino che un tempo definiva la persona a caso che spersonalizza. Spersonalizzate sono le vite del commesso viaggiatore ritrovato morto dentro la sua auto proprio mentre il veicolo sta per essere stritolato dalla pressa sfasciacarrozze le vite di due amanti che dopo aver copulato per benino nell'abitacolo si suicidano per benino con il tubo di scappamento la vita della famigliola che provoca un disastro autostradale con la carrozzella del bambino che piomba giù dal portapacchi e poi si reca senza preoccuparsi dell'accaduto e senza rimorsi in villeggiatura. Ottusamente monomaniaco il proprietario di una Golf che vede un altro proprietario di un'identica Golf stesso modello stesso colore che sta cercando di entrare per evidente sbaglio sulla sua e l'uccide.
Tutto normale. Normale routine come quella della macchina semovente appunto. Lamiere paraurti pistoni e ruote di fuori come un carapace la corazza naturale di una nuova specie animale. E lamiere e ruote e il resto dentro la testa come una macchina mentale che gira secondo proprio regime. Tornato al reale presente lo scrittore è rimasto di stucco: la violenza la matta bestialitade può apparire sempre la stessa quella antica solo che oggi si è normalizzata. Per quanto orrendo e proprio perché orrendo ogni accadimento eccezionale si attribuisce da sé una spiegazione diventa autoreferenziale. Dunque normale. La realtà non è che la somma di tantissime normalità plurali terrificanti se viste nel complesso autonome se scrutate dal di dentro autoassolutorie come monadi questo credo voglia dirci o gridarci Vassalli con i suoi brevi referti crudeli.
Ma perché? Che cosa è davvero cambiato mentre lo Scrittore era assente o fuori stanza? Spiega il dottor Marx un filosofo omonimo dell'autore del Capitale una persona agiata colta generosa raffinata con amicizie omosessuali violente e pericolose che gli procureranno alla fine la peggio: la parte razionale dell'essere umano è ancora molto debole rispetto a quella irrazionale ideologie e utopie non servono a niente anzi risultano dannose. L'umanità migliora uomo per uomo perché è composta di individui. Noi non siamo un'entità collettiva come le formiche o le api; e impiegheremo ancora chissà quanti millenni per diventare davvero civili. Tali affermazioni apodittiche sembrerebbero cozzare con quanto detto molto più avanti nel dialogo pseudoleopardiano Sulla democrazia: L'uomo elettore è strettamente imparentato all'uomo consumatore creato dall'industria e all'uomo spettatore creato dalla televisione. In pratica è lo stesso uomo che fa parte di un aggregato di individui come le formiche di un formicaio o le api di un'arnia. è l'elettore-massa che nei giorni delle votazioni si riversa nei seggi elettorali per competere con gli elettori-massa degli altri partiti. Allora: siamo api e non siamo api? Bella contraddizione. Ma forse solo apparente. Almeno a ragionarci su per conto nostro.
Gli effetti della tv (eccola! l'aspettavamo la seconda – o prima? – megera) della mercificazione e della pubblicità provocano in ognuno l'illusione di staccarsi dalla massa come protagonista o deuteragonista personaggio insomma di un immenso romanzo che è la realtà tutta quanta proprio grazie al fatto che la persuasione mediale suggella con il suo marchio di approvazione garantita qualsiasi comportamento anche il più bizzarro e violento anzi allarga l'orizzonte dei ruoli possibili e dunque normalizza ogni azione ogni gesto ogni scelta. E li uniforma li massifica non solo con il sistema della moda. Mentre più o meno occultamente persuade alla scelta (nel racconto Rocco del Grande Fratello adorato in originale e in facsimile dalle commesse del supermarket) detta ogni volta le regole dell'accettazione morale del modello regole ogni volta diverse perché desunte dal modello stesso. Nell'enfatizzazione del ruolo dell'individuo illuso nel momento del desiderio di fronte alla merce (l'ape) e nella sua oggettiva riduzione a massa nel momento della consumazione (le api) sta il dramma moderno. Per cui anche la storia dell'essere umano e le sue origini vanno riscritte: Due favole sulla creazione del mondo rifanno il Genesi. L'origine del passato.
Quanto al futuro non si può certo sorreggere sui ricordi (Abitare il vento) ma solo sulla definizione testamentaria – e diciamolo un po' sbrigativa e unilaterale – degli eccessi del mondo moderno (L'ultima sezione Dopo tutto è amore) come mostruosa normalità. Rimane così sul tappeto desacralizzato il più grande dei miti moderni l'amore. E ne rimbalza esaltato il suo contrario in cui Vassalli crede fermamente l'odio (preferibilmente nella forma degradata e meno nobile del rancore) soprattutto e finalmente come odio dell'individuo verso se stesso (e di taglio dell'autore verso un simile individuo spiato fuori e dentro di sé). Paradossalmente è possibile riattingere una qualche marginale eccezione nel rapporto casuale di Charles con due sorelle sue inquiline Babette e Lucette che lo costringono a un ménage a trois senza sesso e senza legami ufficiali: all'astinenza in una sorta di palazzeschiano Sorelle Materassi rovesciato.
Insomma: ciao Kafka ciao Marx perché innanzitutto ciao alla modernità intesa come possibilità di controllo umanistico della realtà. La realtà stessa è fuggita per eccesso di normalizzazione di autonomizzazione delle singole storie quelle dei personaggi e di tutti i viventi. O almeno in tal modo pare invitino a meditare e a concludere (non ultimo loro merito) i racconti di Vassalli che non sono s'intenda però bene un Decameron scorciato e dunque testi passibili di una compiuta teoria del Novecento e passa con tanto di bibliografia aggregabile (qualche lettore è gia caduto nella trappola): nonostante la mimesi della cronaca nera e proprio per essa in fondo questo è un presente tutto suo. A Vassalli che ha avuto il coraggio finalmente di rivisitarlo questo benedetto presente e l'ha affrontato con tanta reattività e cupo rabbuiato e fin torbido coinvolgimento specie nei suoi tratti più appariscenti si può sempre dire come a chi ha messo in gioco tutto se stesso per svelarci qualcosa di importante: l'hai voluta la realtà presente…?
Giorgio Bertone
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