La morte ha bussato alla mia porta. Io mi sono barricata e non ho aperto

Il libro di Gabriella Di Luzio, “La morte ha bussato alla mia porta”, cosi come nel titolo, nell’argomento e nella narrazione, è certamente “unico”. Indiscutibilmente “ha il merito di un grande contributo alla evoluzione culturale”, perché correttamente privilegia semplicità e chiarezza rispetto all’arcaica deformazione in cui ignoranza e superstizione giungono a sostituire anche il nome corretto della malattia. La forte tempra dell’autrice le consente, tra incertezze e paure, di affrontare e piegare il male relegandolo ad uno spazio di “adeguato controllo”. Sulle ali leggere di una narrazione che sapientemente sublima le emozioni tra amicizie affettuose e care, ricordi d’infanzia, stridenti difese da corteggiatori sleali, critiche e lodi al “sistema sanitario” cui Ella ha dovuto affidare la Sua sorte. Tutto gradevolmente sospeso sulle “note” di un amore sofferto che lentamente porta alla delusione di un vile abbandono. Ma la determinazione dell’Autrice ad opporsi e vincere, richiama la vita al suo fruire ordinario, restituendola agli impegni ed agli affetti che avrà certo sempre più numerosi. Mario Barbini