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Le morte - Jorge Ibargüengoitia - copertina
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morte

Descrizione


Ispirato a un episodio di cronaca nera tra i più sconvolgenti della storia messicana - la vicenda delle sorelle Baladro, maïtresse e serial killer - Le morte è una commedia nera scritta con il tono laconico di un rapporto di polizia che ci immerge nel mondo oscuro della prostituzione in un paese dove la giustizia è al collasso.

«È giusto riscoprire questo notevole, inquietante scrittore, a partire da questo romanzo che spiazza, turba, disturba, ferisce e infine va a segno» - Giancarlo De Cataldo, Robinson

Scortata da tre uomini una donna arriva in un villaggio per regolare i conti con un vecchio amante che si è rifugiato lì. Dopo un paio di tentativi andati a vuoto, lo rintraccia in una panetteria; immediatamente sopraggiungono gli spari e l'incendio del locale. Le indagini iniziano subito e portano alla luce una macabra storia di parecchi anni prima, quando le sorelle Baladro, Serafina, l'attentatrice, e Arcángela erano le ricche proprietarie di alcune case d'appuntamento nello stato di Plan de Abajo. Quando gli affari però avevano iniziato ad andare male, anche il clima tra le prostitute e le tenutarie si era deteriorato fino a un tragico epilogo.
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Dettagli

2021
18 febbraio 2021
176 p., Brossura
9788883733888

Valutazioni e recensioni

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Giovanni
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"Le morte" é un racconto forte, intriso di humor nero e di tragico fatalismo, ma descrive la realtá sociale del Messico e traccia un quadro fedele di quel paese controverso e pieno di passioni anche estreme e violente, a volte per noi, paradossali (ma non tanto se si conosce il Messico). Per me, che in Messico ci ho vissuto vari anni, Ibargüengoitia é stato un utilissimo strumento di conoscenza del Messico di alcuni anni fa; cosí come il sempre grande Paco Ignacio Taibo II é bravissimo a descrivere il Messico piú attuale. L'ambiente descritto nei libri di Ibargüengoitia e nelle raccolte dei suoi articoli pubblicati su Excelsior (non pubblicati in italiano) é realmente quello del VERO Messico, della strada, della disperazione, della passione e del fatalismo, oltre che della corruzione, delle pessime abitudini e delle ingiustizie sociali. Ne consiglio la lettura, anche se credo che per comprendere bene Ibargüengoitia bisognerebbe conoscere giá México Lindo y Querido.

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Voce della critica

In Messico vide la luce nel 1977. La prima edizione italiana è datata 1979, proposta dall’editore La Rosa, poi, nel 1989, una seconda vita editoriale, sotto il titolo Il caso delle donne morte, e il libro fu pubblicato da Einaudi. Quindici anni dopo è stata la volta de Le morte, sotto le insegne di Sellerio. Adesso tocca a La Nuova Frontiera riproporre uno dei libri più belli dell’ultimo quarto di Novecento, ancora col titolo Le morte (176 pagine, 15 euro). L’autore è Jorge Ibargüengoitia, scrittore messicano poliedrico e originale – scomparso a soli cinquantacinque anni in un incidente aereo – capace come pochi di riempire le sue pagine di umorismo, critica sociale, squarci noir e dettagli iperrealisti (e truculenti).  Non ci sono più scuse per non leggerlo: la cura e la traduzione, come per le precedenti edizioni, sono di Angelo Morino, ispanista di grido scomparso troppo presto, consulente e scout, abile a scovare il meglio della letteratura in lingua spagnola. In 2666 Roberto Bolaño – di cui Morino ha tradotto parecchi titoli per Sellerio – l’ha trasfigurato nel personaggio di Piero Morini, traduttore di Benno Von Arcimboldi.

Le morte è probabilmente il romanzo più famoso di Jorge Ibargüengoitia che, allievo negli anni Cinquanta di Usigli, noto drammaturgo messicano, si dedicò dapprima alla stesura di opere teatrali di buon successo, per passare – dopo anni difficili, di mestieri temporanei, precari e non particolarmente remunerativi – al romanzo. Le morte è quasi certamente il frutto più succoso: rielaborazione lunga (una decina d’anni) e immaginaria di uno dei più cruenti fatti di cronaca della storia messicana, concentrato di umorismo nero, critica a muso duro di apparenze e perbenismi, un racconto realistico in cui è iniettata una gran dose di grottesco, un intreccio di voci, punti di vista, congetture, testimonianze, opinioni e materiali (anche stralci di quotidiani, rapporti di polizia, deposizioni e carte processuali) presentati in modo apparentemente confuso e frammentario, e tutto sommato asettico.

Una sparatoria senza sangue ha conseguenze che conducono su strade efferate e portano alla rovina due donne che erano riuscite a mettersi alle spalle la miseria. Si apre così Le morte, la miccia è il primo capitolo (che è possibile leggere qui): chi indaga collega protagonisti attivi e passivi della sparatoria a cadaveri occultati senza troppi problemi. Sono quelli, si scoprirà, di alcune prostitute, vittime di un sistema perverso. Simón Corona scampa ai proiettili di Serafina Beladro, sua ex, accompagnata da alcuni sgherri in una panetteria. Ma è l’inizio della fine di una storia atroce, impastata di violenza e ironia che potrebbe diventare un ottimo film di Quentin Tarantino.

La vicenda che emerge – con personaggi immaginari inseriti in un contesto reale – è quella di vittime senza scampo, ragazze di vita rapite o comperate, segregate, seviziate, costrette ad abortire e gettate via quando considerate inutili e vecchie. Situazione che diviene ancor più grave nel momento in cui la prostituzione viene messa al bando e l’attività è costretta a cessare: le donne diventano un peso senza alcun valore aggiunto e finiscono per ritrovarsi in una specie di prigione, dove le torture e la schiavitù sono una condizione permanente. Le ipocrisie sono all’ordine del giorno, fra clienti che sono soggetti irreprensibili lontani dalla casa d’appuntamenti, giornali che pescano nel marcio, lettori che agognano ancora più sangue del tanto già versato, in quelli che sembrano riti sacrificali sull’altare dell’ignoranza e della povertà. Le tenutarie, le sorelle Serafina e Arcangela, fanno quadrare i conti, senza complimenti o sottigliezze nei riguardi del capitale umano, carne che è merce da comperare e vendere. Corruzioni, collusioni e complicità di chi deve vigilare, in un microcosmo crudele che s’espande a una società tutt’altro che modello, sono i veri protagonisti del romanzo di Jorge Ibargüengoitia, che si sforza d’apparire distaccato e asettico, nella ricostruzione di un poliziotto che è tutt’altro che un eroe infallibile.

Recensione di Salvatore Lo Iacono

 

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Conosci l'autore

(Guanajuato 1928 - Madrid 1983) scrittore messicano. Attirò su di sé l’attenzione della critica con una farsa teatrale, L’attentato (El atentado, 1963, nt), e con un romanzo di taglio satirico, I lampi di agosto (Los relámpagos de agosto, 1973). La sua opera successiva comprende romanzi (Queste rovine che vedi, Estas ruinas che ves, 1974; Le morte, Las muertas, 1979; Due delitti, Dos crímines, 1979), racconti (La legge di Erode, La ley de Herodes, 1967, nt), saggi (Viaggi verso l’America sconosciuta, Viajes a la América ignota, 1972, nt). I. raggiunge i suoi risultati migliori quando ricostruisce con pietà e umorismo ambienti e atmosfere di periferia urbana.

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