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Ci sono diverse categorie di film non riusciti. I migliori sono quelli che erano ottimi nelle intenzioni, anche se poi qualcosa è andato storto per la strada. Motel, a mio modesto avviso, non rappresenta la prima categoria. David Grovic ci tiene, persevera, si convince che un solito Motel gestito da un balordo con la sindrome di Bates possa fare quasi tutto da solo, specie se popolato da poliziotti corrotti; poi magari una giacca di pelle, una chioma bionda e un rossetto rosso possono ricordare a qualcuno Sailor e Lula, e allora il gioco è fatto. Thriller e romance cosa volere di più? Beh, non sarebbe stato sgradito un po' di cinema. La qualità più evidente di Motel, infatti, al di là dell'umorismo involontario di alcuni dialoghi, è la grande assenza di un'idea di regia, almeno per tutta la prima parte del film. Fosse stato un radiodramma, non sarebbe andato perso nulla e, anzi, la necessità di supplire con l'immaginazione avrebbe forse reso le cose meno noiose. Non si può certo rimproverare a Grovic di non essere Friedkin o Fincher e di non saper gestire magistralmente la rappresentazione della paranoia né di non saper orchestrare un dialogo alla "Sidney" però gli si può ragionevolmente obiettare che si è quantomeno andato a cacciare nei guai con le sue stesse mani, per usare un'espressione che nel film rimbalza continuamente da un personaggio all'altro. Peccato, in fondo. Quella "trasgressione" nel finale lascia quasi intendere che, con la giusta ironia, questo film poteva essere (un) altro.
continua la discesa agli inferi di Robert de niro sempre più fermo nel distruggere ciò che rimane del suo mito interpretando film francamente non belli come questo motel.
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