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MAI VISTO UN FILM COSI' PISCOLOGICO, ABISSALE E PROFONDO Nessun personaggio è mai ciò che sembra ma riveste un altro ruolo ... è altro, rimanda ad altro: simboli della psiche, parti da sogno di una psiche sofferente e turbata. IL sogno della protagonista sognante si divide, si scinde e si interpone ad altri sogni ... dell'uomo che vede barboni oscuri presagio di degrado e del regista che vede il cowboy, misteriosa e inquietante epifania della ragione. IL finale, dopo che la fitta e fosca trama si è dipanata tra flashback e prolessi, è molto toccante e drammatico: Hollywood distrugge sogni e speranze.
Senza entrare in sterili polemiche con chi ha apprezzato il film, riporto semplicemente la mia opinione. Proprio non riesco a capire, per l'ennesima volta, cosa abbia voluto dire Lynch con questo film. E qui faccio una digressione: da sempre sono combattuto sul giudicare l'operato di questo stravagante regista. Sono convintissimo che abbia un potenziale enorme ma non mi entra in testa come mai decida di girare pellicole con trame assurde e incomprensibili. Le sue qualità tecniche sono innegabili ma un freddo sfoggio di abilità non basta per fare un film. La passione, le emozioni e i sentimenti sono altrettanto necessarie. E quest'ultime cose le ritrovo, in grande quantità, negli unici suoi due film che seguono un filo logico: "The elephant man" e "Una storia vera" (casualmente, o forse no, entrambi biopic), due opere straordinarie, commoventi e pregne di significati morali e intellettuali e di sentimenti veri. E' giudicando questi lavori che mi chiedo come mai Lynch si intestardisca così tanto sulla ricerca dell'assurdo, visto che quella della realtà, quando vuole, gli riesce talmente bene! Tornando a Mulholland Drive, è inutile spendere troppe parole: passione e cuore inesistenti.Tecnica e interpretazioni ineccepibili (unici motivi per cui non assegno 1 come voto). David Lynch un grande/piccolo regista
Giustamente Lynch ha trovato grandi difficoltà a farsi produrre questo... film. E' un delirio continuo di scene slegate l'una dall'altra, senza un reale filo conduttore, con un furbo indulgere sull'omosessualità delle due bellissime protagoniste (e questo erotismo un po' prevedibile è forse l'unica cosa che si salva del film). Il finale, quando si scopre che era tutto un sogno (forse) è di una banalità disarmante. Mereghetti, a proposito di Strade perdute, parla di una colossale presa in giro dello spettatore;di questo allora cosa si dovrebbe dire? Mi domando: perché raccontare una storia del genere? A che serve? Insomma, perché una persona dovrebbe pagare per vedere un film così? Sarebbe giusto il contrario.
Recensioni
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Inquietante, astratto ed enigmatico noir firmato da David Lynch con una straordinaria potenza visiva
Trama
Mulholland Drive è una lunga e vecchia strada di Los Angeles: nasce nel deserto, attraversa i quartieri ricchi e finisce a strapiombo sulla costa di Malibù. Bisognerebbe ricordarsi di questa simbologia per cercare di dare un senso all'ultimo onirico ed enigmatico film di David Lynch. Quella che il regista stesso ha definito come "una semplice storia d'amore nella città dei sogni" è in realtà un intricato enigma sospeso tra allucinazione e realtà, con un tocco di nostalgia per il noir degli anni '40 ed una aperta ostilità verso l'attuale star system. Rita è un'avvenente bruna sopravvissuta ad un incidente d'auto in seguito al quale ha però perso la memoria, Betty un'aspirante attrice di belle speranze che la ospita nel proprio appartamento e se ne innamora.
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