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scheda di Pieri, M., L'Indice 1991, n. 7
Il criterio dionisottiano della "storia e geografia" risulta tanto più fecondo e indispensabile per lo studio dello spettacolo, che, in età rinascimentale e barocca, appare frantumato in una serie di esperienze regionali, di qualità e profilo molto differenziati. In questo saggio, frutto di accurate e vaste ricerche d'archivio, l'autore traccia un profilo della civiltà teatrale e musicale dell'Illiria, un coacervo di lingue, etnie e religioni, oggetto, da sempre, di attente cure da parte della Serenissima, preoccupata di salvaguardarne la peculiare identità con una politica culturale rispettosa delle antiche tradizioni locali, senza dimenticare le ragioni di una discreta difesa del cattolicesimo, minacciato dalla pericolosa vicinanza dell'Islam e della Riforma. Il fronte della musica e del teatro, in particolare, risulta un osservatorio privilegiato per cogliere alcuni aspetti importanti della vita di questa società dove le classi popolari conservano le loro peculiari tradizioni festive, e quelle alte fruiscono di intrattenimenti di notevole qualità (che comprendono intermezzi e cantate, mascherate e pastorali), dove agiscono accademie e gruppi intellettuali singolarmente aggiornati rispetto alle ultime novità della madrepatria (con una predilezione per Guarini, Marino e il genere madrigalistico), ma anche si sperimentano, per volere di Roma, forme liturgiche particolari (era concesso infatti di adottare nel rito la lingua nazionale, al posto del latino, onde neutralizzare la concorrenza degli evangelici). Sono soltanto alcuni degli spunti offerti da questo libro, che sembra veramente, da parte dell'autore, un atto d'amore per le origini venete delle terre da Capodistria a Ragusa, e che offre un esempio, molto felice, della fecondità di ipotesi di lavoro di respiro ampio e sovranazionale.
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