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Nel marzo del 1956 Sergio Liberovici giunge in Valle d'Aosta per realizzare, per conto del Centro Nazionale Studi di Musica Popolare, alcune rilevazioni sui repertori alpini e, seguendo le indicazioni di un consigliere d'eccezione, il canonico Jean Domaine, sale a Cogne per esplorare un microcosmo sonoro distribuito tra il centro urbano, le frazioni di Epinel e Gimillan e il villaggio minerario di Colonna dove, a 2407 metri, sulle pendici del monte Creya sorge il giacimento di magnetite più ricco e importante d'Italia.Tra il 21 e il 26 marzo, in particolare, egli raccoglie un consistente numero di brani, vocali e strumentali, del ricco repertorio locale, fermati su nastro in un periodo in cui la centralità del canto, propria di una società agro-pastorale e minacciata ormai dalle trasformazioni in atto, era ancora viva ed attuale in una comunità che con voci e strumenti era solita dare un colore tutto speciale ai giorni dell'anno dedicati al lavoro, a quelli dedicati al riposo, ai tempi di festa.Confluiti nella raccolta 28 degli Archivi di Etnomusicologia, questi brani costituiscono un'insostituibile testimonianza di forme espressive del tutto originali, come il canto a retòn o i repertori incentrati sul tamburo di Cogne, eseguite dagli interpreti più rappresentativi nel singolare alternarsi di italiano, francese e patois, le tre lingue comunemente parlate nel territorio valdostano.La documentazione sonora del tutto inedita, pubblicata nei due cd allegati al volume, con ampia introduzione critica, la trascrizione e traduzione dei testi poetici, numerosi esempi musicali e un piccolo ma significativo corredo fotografico, risulta così di fondamentale importanza per la valorizzazione delle tradizioni musicali regionali intrapresa dalle istituzioni locali, d'intesa con le quali è stata realizzata la presente pubblicazione.
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