Composizioni di Pierre Attaignant, Adrian Le Roy, Pietro Paolo Borrono, Simon Ginzler, Luis Milán, Alonso de Mudarra, Laurencini il Romano, Johann(es) Hieronymus Kapsberger, ...Ho scelto l’espressione inglese My Fortune perché ritengo sia la più adeguata a titolare e a rappresentare il mio lavoro. Fortune è una parola che raccoglie in sé molti significati: fortuna, destino, sorte, buona sorte, successo, vicenda, caso, fato e altri ancora. Poteva avere valenze altamente negative: nel XVI secolo in Inghilterra, un brano vocale s’intitolava Fortune my Foe, Destino mio Nemico; si dice che lo facessero cantare ai condannati nel trasferimento verso il patibolo o lo cantassero i fuoriusciti disperati, esiliati a causa delle lotte politiche e religiose del periodo elisabettiano. In genere, però, ha significati positivi: to come into a fortune (ereditare una fortuna); to be worth a fortune (valere un patrimonio); his political fortune (i suoi successi politici); man of a fortune (uomo ricco) e così via. Intitolando questo disco My Fortune, ho pensato a una concorrenza dei vari significati. Lavorare con la musica è stata la mia fortuna: mi ha dato momenti indimenticabili e grandi emozioni. Grazie alla musica, luoghi bellissimi e inaccessibili mi hanno dischiuso, come per incanto, la loro bellezza; ho conosciuto persone di estremo valore tra i colleghi, i maestri, gli allievi; ho insegnato trentasei anni alla Scuola Civica di Musica di Milano – una delle più prestigiose istituzioni italiane, paragonata, dai critici, alla Julliard School di New York e ora parificata al Conservatorio di Stato – di cui venti trascorsi anche alla Civica Scuola di Liuteria di Milano dove, a contatto con i liutai, ho imparato informazioni preziose sugli strumenti musicali; con i colleghi Marco e Alessandra ho fondato l’Ensemble Baschenis, instaurando con loro un saldo rapporto di fiducia e di amicizia che perdura, ormai, da oltre vent’anni. Già, ma chi è Baschenis? All’inizio degli anni Ottanta mi fu chiesto di identificare gli strumenti raffigurati nei quadri di questo straordinario pittore bergamasco del Seicento. Evaristo Baschenis (1617-1677), con una presenza costante e invisibile, mi ha accompagnato per tutto questo tempo, facendosi studiare e analizzare e dandomi persino la possibilità di lavorare nella storia dell’arte, una disciplina per me allora sconosciuta. Grazie a lui, ho incontrato direttori di musei, critici sommi, studiosi celebri, grandi collezionisti; con il suo aiuto ho invaso il territorio ben estraneo alla strada a cui mi aveva indirizzato la scuola. Mio padre, infatti, era convinto e mi convinse che il mio destino – my fortune – fosse quello di fare il bancario: “Se ce la farai almeno a prendere il diploma di ragioniere, ripeto se ce la farai, avrai perlomeno un lavoro”. Ma la mia sorte doveva essere un’altra, e quando lo riconobbe mi aiutò sempre a realizzarla. La sorte è stata una buona sorte: a nove anni avrei potuto perdere la vita, o quantomeno restare paralizzato, a causa di un incidente; invece the fortune, il caso, ha girato per un altro verso. La mia vicenda principale è stata comunque la musica di cui ho fatto, con umiltà e rispetto, il mio “centro di gravità permanente”. (Giorgio Ferraris)
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