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Una silloge di 38 componimenti senza titoli, che pur nel mutare degli stili e delle forme obbedisce ad una tensione unitaria che ne governa intimamente l’intera struttura. Dal principio alla fine la pulsione dell’eros batte incessante e profondo nel sangue degli uomini e delle donne, avvinghiati in una comune morsa che è più forte di qualsiasi senso di colpa. Vi è un’attenzione drammatica rivolta alla corporeità femminile oltre e attraverso le forme, fin dentro il suo dinamismo psichico. Ma se Baudelaire ci aveva insegnato a coglierne l’erotismo e la sensualità nascosta, Rossano Onano ne evidenzia al contrario una drammatica carica di sensuosità compulsiva, foriera d’infausti presagi. Come il Nano della celebre opera di Velazquez egli abita uno spazio di paura e di compulsione dinanzi alle nutrite schiere di giovani baccanti che si godono la preda, ognuna secondo il proprio gusto. Mediante un espressionismo incisivo, frutto di una voce lucida e ad un tempo fortemente visionaria, Onano riesce a rendere palpabile un senso nudo e primordiale della donna, che da imperiosa e maliarda incantatrice ripiega duttilmente nella sua missione ancestrale di custode della vita. Con frequenza si affacciano gli studi e l’esperienza di medico psichiatrico nell’adombrare aspetti comportamentali tra il grottesco e il surreale. Ma la sua poesia non scivola mai nell’ ”affaire psycanalitique”, poiché Onano forte di un’eccellente narratività realizza un testo che alterna un uso sapiente di poesia in prosa e poesia in versi. E anche quando affiorano inattese figure di nani, magi e fate l’immaginario poetico non è solo metaforico ma profondamente simbolico. Tensioni surreali, intellettuali, esistenziali, persino religiose pigiano in questo autore che non ha alcuna paura di rischiare, consegnandoci un testo che nella multiformità di forme imposta un discorso capace di slegare dalla realtà, legandoci ad un realismo mitico che è un luogo del tutto diverso e altrettanto concreto della realtà.
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