La vera ragione del suo viaggio in India era terapeutica: curare la tubercolosi che lo minava; ma l'esperienza fu cruciale, e si riverberò nella scrittura. Due anni dopo, confidando nella memoria e nei suoi taccuini, Gozzano iniziò a raccontarla sulle pagine della «Stampa» di Torino. Non sono veri racconti: sono pagine di diario con ambizioni narrative, meditazioni in forma di elzeviro, ricordi spesso puramente immaginari, fantasie folgoranti e geniali. La fertile inventiva di Gozzano gioca sui due piani della finzione e del reale, così lontani tra loro eppure così felicemente generatori di poesia, attraversati di tanto in tanto dalle «trafitture» della nostalgia, tratto caratteristico della sua sensibilità.)
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