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Anno edizione: 2021
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Un'ampia sintesi storica e antropologica del complesso rapporto tra il cavallo e le tribù amerindie, iniziato con l'arrivo degli europei nel Nuovo Mondo. Gli antenati dei cavalli odierni erano spariti dal continente americano circa 10.000 anni fa, e per millenni i nativi americani avevano viaggiato e cacciato a piedi, utilizzando i cani per i trasporti. La reintroduzione del cavallo nel Nord America trasformò la vita degli indigeni, specialmente quella dei cacciatori di bisonti delle Grandi Pianure. Il timore originario davanti all'insolito sconosciuto animale divenne ammirazione per la sua velocità, la sua potenza e le numerose possibilità di utilizzazione che offriva. I cavalli si mossero dalla California alle Montagne Rocciose, trasformando la caccia al bisonte, attività pericolosa e di scarso successo se fatta a piedi, dando sempre più la possibilità di accedere a carne di alta qualità e ottime pellicce, consentendo di accrescere il benessere delle tribù. Il periodo d'oro del cavallo indiano durò poco più di un secolo - dal 1750 al 1870 circa - quando terminarono le Guerre Indiane e i nativi furono ristretti nelle riserve. Il libro descrive, anche utilizzando numerosi disegni, l'allevamento, la doma, l'alimentazione, i finimenti, la cura dei cavalli da parte degli indiani. Chiara e vivace la narrazione del senso e del significato dell'uso del cavallo nei riti magici e religiosi delle diverse tribù: in qualità di mediatore tra gli esseri umani e gli spiriti divini, il cavallo era un dono offerto dagli spiriti e per questo celebrato in storie e poesie che raccontano il potere dell'animale sulla natura e sugli uomini. Un bel testo, profondo, analitico, di alto valore scientifico, in qualche modo definitivo.
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