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Nel Giappone delle donne
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Nel Giappone delle donne - Antonietta Pastore - copertina
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Nel Giappone delle donne

Descrizione


Basandosi sulla propria esperienza personale, l'autrice analizza l'universo femminile giapponese attraverso figure di donne conosciute durante sedici anni vissuti in Giappone. A partire da temi generali - il matrimonio, la famiglia, il femminismo, la terza età e altri - ogni capitolo presenta un singolo personaggio, descritto tanto dal punto di vista personale, che in quanto emblema di una condizione o di un problema più universali: l'istruzione, il lavoro salariato, il divorzio, la ricerca di un impiego. Un apporto alla comprensione della complessa e contraddittoria situazione della donna giapponese contemporanea, della quale in Occidente si ha spesso un'immagine stereotipata che non corrisponde alla realtà.
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Dettagli

2004
Tascabile
4 maggio 2004
XVIII-200 p., Brossura
9788806168438

Valutazioni e recensioni

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Manuela
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L'autrice ha vissuto in Giappone per sedici anni e ci parla, per esperienza diretta, della condizione della donna nella società giapponese. Per farlo ci presenta diverse donne che lei ha personalmente conosciuto e frequentato durante la sua permanenza nel paese del sol levante e l'analisi che ne risulta è piuttosto approfondita e tocca vari campi: il femminismo, la famiglia, il divorzio, il lavoro, gli svaghi, la terza età. Il quadro generale che ne risulta è piuttosto chiaro: la società giapponese è fortemente maschilista e la donna non ha pari opportunità, ma l'intera società è basata sull'abnegazione e sullo spirito di sacrificio delle donne stesse. Devo dire che la lettura è stata piuttosto interessante e ho appreso diverse cose che ignoravo della società giapponese e alla luce di quanto spiegato mi risultano molto più chiari certi comportamenti sia degli uomini che delle donne di quel paese.

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Carol
Recensioni: 4/5

Molto interessante e ben scritto, con oggettività e allo stesso tempo empatia. Interessanti anche i dati storici, demografici e statistici inseriti. Dato che si tratta di un aspetto poco trattato (e poco noto per questo) è una perla preziosa per chi ama documentarsi sul Giappone in generale e sulla condizione della donna giapponese in particolare. Ho apprezzato però maggiormente Leggero il passo sul tatami, altro libro dell'autrice, perché meno freddo e distaccato nei resoconti. Ma evidentemente qui l'obiettivo era diverso: si tratta di un'analisi profonda che nasce sì dall'esperienza ma anche da uno studio, mentre l'altro libro era più incentrato sull'esperienza personale e familiare legate al lungo soggiorno dell'autrice in Giappone.

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Federica
Recensioni: 4/5

Vivamente consigliato a tutti coloro che, come me, hanno un debole per la cultura giapponese, o semplicemente per chi vuole approfondire un' aspetto non troppo conosciuto di questo popolo alla ribalta. Una descrizione interessante ed oggettiva della situazione della donna in Giappone, tramite le esperienze fatte dall' autrice del libro e dagli incontri con le innumerevoli donne da lei conosciute nell' arco della sua esperienza nell' isola della tecnologia e della tradizione.

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Voce della critica

Questo libro sta a molti manuali di taglio accademico sulla condizione femminile come un buon film in costume sta a una noiosa lezione di storia. Agile, gradevole nella scrittura, vario nelle tematiche trattate, ma assai attento a comporre un quadro complessivo chiaro e piuttosto esaustivo, consente anche a un profano di entrare nella cultura del Giappone moderno, e nel mondo femminile in particolare, fornendo con garbo, quasi senza parere, spunti di riflessioni e chiavi di interpretazione che aiutano a comprenderne le infinite e spesso contraddittorie sfaccettature della società contemporanea, e non solo dell'universo femminile.

Il libro sceglie di affidare al lettore il giudizio finale su quelle donne, su quella società e sui suoi pregiudizi, ma l'autrice non è assente né "neutrale", e la sua presenza non è affidata soltanto alla stringata ma efficace introduzione (possiamo sobbalzare all'affermazione un poco di effetto, forse un poco azzardata, secondo la quale "nel suo inconscio la donna giapponese è sempre in kimono", ma non possiamo evitare di ammettere che essa descriva con molta precisione la sensazione che ciascun occidentale ha di fronte a una compostezza talvolta, paradossalmente, imbarazzante).

La costruzione del testo ha certamente pochi debiti nei confronti dei gender studies, assunti come lente paradigmatica di valutazione e di analisi, ma non mi pare affatto che questo gli nuoccia: il matrimonio, la famiglia, il divorzio, il lavoro, la giovinezza e la vecchiaia, insieme a molti altri temi, sono proposti attraverso brevi biografie apparentemente fittizie, ma profondamente ancorate alla realtà, esemplificative ma non didascaliche, che consentono alla lettura di procedere senza intoppi, sostenuta da una curiosità non dissimile da quella che ci pungola di fronte a una trama avvincente. In quelle biografie Antonietta Pastore fa confluire tutti i motivi di contraddizione, anche stridente, che attraversano l'universo femminile nel Giappone di oggi e, pur se con modalità per molti aspetti diverse, non soltanto lì.

Tomoko, con la sua irriducibile istanza di parità tra i sessi, pagata con una carriera professionale più lenta e accidentata di quanto sarebbe stato legittimo attendersi, ma certamente sostenuta da un marito "anomalo" e da una vita familiare felice, introduce il lettore ad alcune interessanti pagine sul femminismo in Giappone. Le contraddizioni, appunto, sono molte: se la pillola anticoncezionale viene liberalizzata solo nel 1999, il divorzio a condizioni pressoché identiche per i due coniugi è già previsto nel 1947. Anche se l'autrice sottolinea come la priorità del legame genitori-figli su quello tra coniugi sia un segnale di persistenza della tradizione confuciana, non si può dimenticare che esso corrisponde a un'attenzione per i soggetti più deboli globalmente accettata anche nelle società occidentali.

Accanto a Tomoko si affollano Sachiko, Yoko, Yuriko, Mami e molte altre. Ciò che, alla fine della lettura, pare che questo libro voglia suscitare è un sentimento molto coraggioso, perché posto su di un confine sottile e insidioso tra "revisionismo" e, come dire, "femminismo postmoderno". Se le forme discriminatorie e i comportamenti maschilisti vengono trattati come tali, l'autrice sembra però dire anche che le forme della "parità" non sono sempre e solo quelle immaginate dall'Occidente e che, soprattutto nei rapporti privati, comportamenti esteriori "confezionati" nell'alveo della più rispettosa tradizione possono talvolta costituire l'involucro di relazioni profondamente libere e paritarie, deliberatamente e consapevolmente scelte. È una delle facce insidiose del conformismo? L'autrice non lo dice e non lo nega, ma forse ci fa pensare che potrebbe non essere sempre così. Nelle pagine introduttive, ci ricorda il nostro imbarazzo di fronte alla nudità femminile non raggiante di giovinezza: essa non esiste nel bagno pubblico giapponese, una vera istituzione. Le anziane signore giapponesi, assai più di noi, della bellezza imbarazzante delle veline, se ne fanno un baffo.

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