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Recensioni Nella notte ci guidano le stelle. La mia storia partigiana

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«Io non combatto per la mia patria, combatto per mia madre, per rivedere il suo viso.» A settant'anni dalla Liberazione, queste parole del diario partigiano inedito di Angelo Del Boca gettano nuova luce sulla storia, il dramma e le ragioni dei molti giovani nati tra le due guerre che, ricattati e mandati allo sbaraglio dalla Repubblica sociale, scelsero la montagna come estremo gesto di fedeltà ai più profondi valori umani e affettivi, contro la retorica fascista del credere-obbedire-combattere, gli orrori della guerra civile e la barbarie dell'occupazione tedesca. Aspirante scrittore che affonda lo sguardo in sé stesso e in ciò che lo circonda, il diciannovenne Del Boca annota scrupolosamente ogni fase delle peripezie del giovane alpino rimpatriato nell'estate del 1944 dall'addestramento militare in Germania nelle file della divisione Monterosa, schierata nell'appennino ligure-emiliano come forza antiguerriglia: la scelta della libertà e la fuga, l'impatto traumatico con la diffidenza e il disprezzo del capo di una formazione garibaldina, l'arrivo a Bobbio (Piacenza) e l'inserimento nella 7a brigata alpini Aosta del comandante Italo. Il diario parla di marce, pioggia, neve, fame, freddo, sonno, paura, vergogna, e di nostalgia di casa, di ricordi d'infanzia, di foto, occhi e sorrisi di ragazze che accendono la fantasia e il desiderio, di qualche bacio rubato, di una irresistibile e pervasiva sete di amore e normalità. Della costante insidia delle spie, della temibile offensiva dei «mongoli» della divisione Turkestan inquadrati nelle milizie nazifasciste, che nell'ultima decade di novembre investì e travolse le postazioni dei patrioti. E dell'odissea dei gruppi di ribelli impegnati in un massacrante andirivieni tra pianura e montagna per sottrarsi alla morsa dei rastrellatori, in un inverno nevoso e rigido, tra scontri a fuoco e lotta quotidiana per la sopravvivenza, sino al 31 dicembre 1944 e all'arrivo nel castello di Lisignano, dove il giovane partigiano trova finalmente un rifugio ospitale e, come in un bel sogno, la donna della sua vita. Nella notte ci guidano le stelle, un titolo ispirato alla suggestiva ballata russa Katiuscia che rende appieno il senso del viaggio dentro l'oscurità, orientato solo da luci lontane e da impulsi interiori, è un libro di grandissima intensità emotiva, perché è - anche - il racconto della straordinaria e tragica formazione di un uomo, lungo quel cammino tortuoso e straziante che portò alla conquista della libertà. )
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