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"Una vita libera" di Ha Jin, scrittore cinese ma naturalizzato americano, mi è piaciuto molto. Racconta la storia di Nan, di sua moglie Pingping e del figlioletto Taotao, emigranti in USA. Alle prese con svariati problemi e la preoccupazione di non arrivare alla fine del mese, il libro tiene incollato il lettore. Certo Nan a simpatia non è un granchè preferisco di gran lunga la moglie e gli altri personaggi che faranno parte della vita della famiglia e quindi del racconto. Certe cose potevano anche essere evitate e non erano di vitale importante per il romanzo, ma è un libro molto godibile che mi è piaciuto molto leggere.
Recensioni
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Nan Wu è il protagonista di Una vita libera, primo romanzo ambientato negli Stati Uniti (dopo, fra gli altri, L'attesa e Pazzia, Neri Pozza, 2000 e 2003) di Ha Jin, lo scrittore nato in Cina ma cittadino americano. Nel 1985 Nan è arrivato a Boston per un dottorato in scienze politiche (interrotto). Parla in modo eccellente sia il mandarino, sia l'inglese. In un'assemblea contro il massacro di piazza Tiananmen fa un'incauta proposta. La lunga mano del potere si fa sentire da lontano: l'ambasciata non gli rinnova il passaporto. Di più, gli restituisce il vecchio con un timbro rosso: "annullato". La reazione è stizzita: "La Cina non è più il mio paese". Ma estirpare le radici è impossibile. La ribellione allora è rivolta alla lingua: per Nan il cinese è il passato, parlare e scrivere in inglese è il futuro. In Cina Nan è noto come studioso, ha anche pubblicato alcune poesie. A Boston, dove, tra infinite traversie burocratiche, lo hanno raggiunto prima la moglie Pingping poi il figlio Taotao, deve ripartire da zero. Dopo aver lavorato come custode, sguattero e cuoco, si trasferisce in Georgia per gestire un ristorante, il Wok d'oro. Lì la vita è meno cara. In pochi anni, tra sacrifici e risparmi, merito dell'abnegazione della devota moglie Pingping, estingue i debiti e acquista una casa su un ameno laghetto. Ora è indipendente: più che al "sogno americano" ha mirato a "una vita libera". Nan però non è felice: per il benessere materiale, ha sacrificato un'autentica vocazione per la poesia, che, nonostante tutto, non si è estinta. Ha spedito in lettura le poesie, in inglese, che ha composto di tanto in tanto, ricevendo consigli e incoraggiamenti. Non c'è un colpo di scena finale, ma la chiusa è conseguente. Una narrazione piana, sciolta, di ampio respiro, resa in un buon italiano da Monica Morzenti, con felici descrizioni della natura (l'Hudson, il laghetto), in cui si percepisce l'amore di Ha Jin per il paese che l'ha adottato. Una vita libera è "il romanzo della diaspora cinese". Era nelle cose. A noi non perderlo. Angelo Z. Gatti
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