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Come dice il titolo è un piccolo libro sulla globalizzazione, si limita a dare delle linee guida su un argomento che definire ampio è un eufemismo. Ciò che ho apprezzato di più di questo saggio è stato il voler mitigare l'isteria che circonda la globalizzazione. Un fenomeno così complesso che nasce principalmente dal denaro è inevitabile che venga demonizzato, ma demonizzare un fenomeno che tanto incide sulla nostra realtà quotidiana è ridicolo, ipocrita e soprattutto controproducente. Quindi, bravo Baricco a partire dalle basi senza dare scontato nulla.
Pensieri di un uomo comune contro le leggendo metropolitane della globalizzazione. Con uno stile ironico e piacevole, Baricco confuta a colpi di buon senso le opinioni spesso apocalittiche di politologi ed economisti.
Quando le idee vengono meno uno scrittore si mette a fare il tuttologo. Non è forse vero che dagli intellettuali tutti si aspettano un'opinione su tutto? Eccovi serviti! Una farsa di saggio sulla globalizzazione da uno che non è capace a scrivere nemmeno un romanzo... Passate oltre!!
Recensioni
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"I no global sono quelli che, d'improvviso sono scesi dal treno. Il West gli puzzava. E sono scesi. E hanno detto che la nuova frontiera non è la loro nuova frontiera. È un sogno di altri. E un sogno nemmeno tanto pulito."
Poche pagine, molte delle quali già pubblicate sulla Repubblica eppure un libro che ha già riscosso un grande successo tra i lettori. Ci si può chiedere perché e si può decidere se concordare o dissentire dal gusto del pubblico. C'è chi ha espresso proprio in questi giorni, come Fabrizio Rondolino su "Sette", un dissenso che sfiora il disprezzo, e chi, come chi scrive, invece considera questo piccolo libro uno dei rari esempi di onestà intellettuale. Baricco, il presuntuoso e arrogante Baricco (questa è la fama che lo scrittore torinese si è fatta in molti ambienti letterari), si pone con grande umiltà a trattare uno dei temi più dibattuti degli ultimi anni. Forse è proprio questo che infastidisce i detrattori di Next: l'atteggiamento di ricerca è sicuramente uno dei più irritanti per chi preferisce le grandi certezze, con cui concordare o divergere, perché è solo dall'approccio critico, dal cercare una strada che non è ancora stata tracciata che può nascere l'autonomia dell'intelligenza e la libertà delle scelte.
Baricco, seguendo i gravi fatti di Genova del luglio scorso, ha avvertito il profondo disagio di chi non aveva saputo, anzi non aveva neppure cercato di capire il fenomeno così radicalmente contestato della globalizzazione e di conseguenza non aveva saputo schierarsi né da una parte né dall'altra. Così inizia la riflessione, partendo dalle parole e dai concetti più scontati e abusati, mettendoli in discussione, anzi sottoponendoli ad un esame che indubbiamente rappresenta un metodo, vagamente socratico, di ricerca della verità. L'estrema semplicità del linguaggio mi appare non tanto un vezzo dell'intellettuale che si rivolge al volgo, quanto l'esigenza di chi deve trattare una materia che non gli è consona e ha bisogno di parole chiare, essenziali, per fissare a se stesso prima che al lettore, dei concetti di base. Ma non mancano spunti interessanti e stimolanti che nascono da alcune competenze che lo scrittore ha e che mette a disposizione del tema trattato: partendo dalla tradizione musicale e dalla letteratura classica è possibile fare riflessioni che abbiano un carattere generale e far emergere categorie applicabili anche alla realtà odierna. Quello che mi sembra apprezzabile è il discorso di metodo: il patrimonio culturale di ogni soggetto è una sorgente inesauribile per capire meglio la realtà in cui vive. Questo è il dato didascalico del testo, forse il più utile e significativo che, senza pesantezza, indica una strada piuttosto che una verità. Questo è ciò che serve oggi, non abbiamo bisogno di messia o di profeti, piuttosto di chi ci faccia sentire il fascino del dubbio.
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