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Il volume, opera di giovani studiosi che hanno lavorato sulle carte dell'Archivio storico della Camera del lavoro di Brescia, torna su uno dei più drammatici episodi della strategia della tensione, la strage di Brescia, consumatasi il 28 maggio 1974. Come per le altre stragi che insanguinarono l'Italia degli anni settanta, anche per questa il verdetto giudiziario non è stato definitivamente pronunciato, mentre il giudizio storico e politico ha individuato da tempo gli autori dello stragismo nell'eversione neofascista. Dopo più di un trentennio questa verità rischia di cadere nell'oblio, per cui la ricerca svolge un utile esercizio di memoria, ancora più meritevole in quanto focalizza l'attenzione su aspetti poco noti. In particolare, il saggio di Boffelli ricostruisce il clima di intimidazione che la violenza squadristica cercava di imporre nelle scuole di Brescia e nelle fabbriche. Contrariamente a quanto si crede, la bomba scoppiò non durante un comizio sindacale, ma durante una manifestazione antifascista, convocata proprio per rispondere al clima crescente di provocazione, a cui i sindacati avevano aderito. Alla gestione della piazza è dedicato il contributo di Massentini, in cui si rievoca la risposta dei lavoratori di Brescia e della provincia, che occuparono le fabbriche e presidiarono per un'intera settimana piazza della Loggia, esautorando prefettura e polizia e assumendo la gestione dell'ordine pubblico nell'organizzazione dei funerali delle vittime, svoltisi il 31 maggio. L'ultimo saggio, di Ugolini, evidenzia come in quella vicenda si delineassero aspetti di "autogestione" del movimento operaio che, quasi in un spontaneo "farsi stato", si propagarono dalla fabbrica alla piazza, trasformando il cuore della città in spazio politico per eccellenza. Nino De Amicis
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