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Anno edizione: 2017
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Non si può dividere il cielo. Storie dal muro di Berlino
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Una descrizione esauriente della costruzione e distruzione del Muro di Berlino, a tratti noiosa, senza pathos e senza una immagine eccetto quella di copertina.
Recensioni
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Il muro lungo 160 chilometri, che ha diviso Berlino per quasi trent'anni, non è stato solo un simbolo ma anche l'ingombrante elemento di una sconvolta topografia: per evocare il quotidiano dolore e i lancinanti lutti che provocò, è essenziale allineare storie a partire dalla sua angosciante erezione (13 agosto 1961). Falanga, che vive a Berlino e ha esperienza di scrittura poetica, ha le carte in regola per trattare il tema da due versanti: che cosa ha rappresentato l'artificioso confine e come ora se ne può tramandare la memoria. Il libro scarta l'indagine sociologica né ambisce a inquadrare l'invenzione nella guerra fredda. Si sceglie l'ottica di un cronista che osserva con pena: "Anche alla fantasia più sfrenata di un autore di romanzi di fantascienza riuscirebbe difficile immaginare come ad un certo punto una grossa metropoli europea (
) possa venire tagliata in due metà, brutalmente, come con un colpo di accetta". La politica pretesa realistica, basata sulla plastica esibizione dei rapporti di forza, prevalse sulla fantascienza. Non per tutti i berlinesi il Muro ebbe identici effetti. Gli abitanti della metà occidentale non lo sentirono quale mezzo d'isolamento. I "murati vivi" furono gli altri, che, tuttavia, ricercarono mille espedienti per adeguarsi al mostro. Che diventa gradualmente anche attrazione turistica: "Per molti è come fare un viaggio nel tempo, ritornare in un clima di guerra". Tragedia e commedia si mischiano. Sangue e graffiti si alternano fino alla nottata del 9 novembre 1989. A commemorazione si sono letti pezzi dove l'allegoria del Muro è stata impiegata per sostenere che per un muro abbattuto altri ne sono sorti. Vero. Bisognerà, però, guardarsi dal rimuovere una specifica tragedia segnata da quel Muro avvolgendola in una generica indeterminatezza semantica tuttofare.
Roberto Barzanti
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