Milano, 1969: Bruno Arcieri indaga tra le macerie di piazza Fontana.
"Uno dei personaggi più singolari e più amati della narrativa gialla italiana" - La Nazione
Per arrivare in piazza Fontana, con l'auto di servizio, ci misero dieci minuti. Il vicequestore Bianchi fermò la macchina quasi davanti alla Banca Nazionale dell'Agricoltura. Arcieri e i due poliziotti, stratti nei loro impermeabili chiari, passarono davanti a due guardie e superarono ciò che restava della porta d'ingresso. Entrarono nella grande sala circolare, teatro della carneficina. Arcieri avvertì come prima cosa l'odore: calcinaccio e legno bruciato, misto a qualcosa che sapeva di morte. Ripensò, inevitabilmente, alle immagini di guerra: gli scavi nelle macerie dei palazzi abbattuti dalle bombe, le voragini nelle strade.
È per fare un piacere a una vecchia amica, e cavarne dai guai una giovane, che Bruno Arcieri, ormai ex colonnello dei Carabinieri e ritiratosi dal servizio attivo, accetta di andare a Milano proprio nei giorni immediatamente successivi alla strage di piazza Fontana. Insegue quella che gli pare un'illusione o forse soltanto la speranza di una figlia che non può rassegnarsi. La città è sconvolta, e Arcieri, ricorrendo a vecchie conoscenze, indaga con discrezione sugli ultimi movimenti di una della vittime. Piccoli indizi, un paio di incontri, qualche voce: a poco a poco da quella che sembrava un'idea bislacca prende corpo una traccia sempre più consistente, e Arcieri si trova a dover affrontare ancora i fantasmi di un passato che non vuole passare. E mentre comincia a intravedere la verità, suo malgrado la pista lo porta a una valigetta di documenti riservati... Di nuovo toccherà a lui, vecchio servitore di uno Stato sempre meno comprensibile, e ormai sotto attacco, decidere se andare fino in fondo. Da solo, come sempre.)
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