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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2018
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A diciassette anni il mondo dovrebbe sembrare leggero, sospeso. Gli unici pensieri dovrebbero essere la scuola, gli hobby, i primi fidanzatini. Questo in una realtà normale, in una famiglia normale. Non è così per Lucille, la coraggiosa protagonista de La notte che ho dipinto il cielo. Le large spalle di Tigerlily – questo il soprannome con cui il padre la chiama – si fanno carico di mille problemi: la madre che è partita e ha abbandonato lei e la sorellina Wren a loro stesse, il padre in manicomio, la scuola e un nuovo lavoro da portare avanti. E poi c’è lui, l’amore, Digby. Digby è il fratello gemello di Eden, la migliore amica di Lucille. E la fortuna vuole che sia pure fidanzato. In tutto questo il mantra che torna costante nella storia è uno: la fiducia.
“Fiducia. Cosa significa veramente? Quando ti fidi di qualcuno è come consegnargli il coltello con cui poterti pugnalare.” (pag.35)
E nel corso del romanzo Lucille viene più volte pugnalata. Dalla madre, che aveva promesso di tornare presto e di farsi sentire e invece sparisce nel nulla, costringendo la giovane a dividersi fra la scuola e il lavoro al Fred’s che serve per pagare le bollette. Pugnalata dal padre, che non riesce a risolvere i suoi problemi mentali. Metaforicamente pugnalata anche da Eden, che una fredda notte d’inverno scivola su una lastra di ghiaccio e finisce in coma. E infine pugnalata dall’amore della sua vita, che non è in grado di decidere da che parte stare. Lucille viene pugnalata, pugnalata dalla cruda realtà della vita. Ma nonostante tutto ciò riesce a rimanere salda nella sua forza interiore. E alla fine sarà la vita stessa, che più volte ha cercato di toglierle le speranze, a ripagarla come merita.
“Sono un mostro sputafuoco e non mi lascerò sconfiggere. Mi sono davvero tuffata in un fiume gelato per tirare fuori Eden. Non potrei mai abbandonare Wren, e se papà dovesse impazzire un’altra volta, giuro che gli darò fuoco con le fiamme di drago. Resterò ben salda con i piedi per terra perchè so che posso farcela.” (pag.272-273)
La bravura della Laure sta proprio qui: nel mettere in scena il personaggio di una giovane donna coraggiosa, che di fronte alle avversità della vita e della sorte non demorde e che può diventare un valido esempio per le generazioni di oggi. La notte che ho dipinto il cielo è un romanzo intenso, profondo e toccante. Lo stile scorrevole e i flashback inseriti in maniera non eccessiva facilitano la lettura. E poi il tema dell’amore, del primo amore in particolare, fa si che tutti possano almeno in parte rispecchiarsi nel personaggio di Lucille. Perché se c’è l’amore si può vincere qualsiasi avversità, sempre.
Recensione di Valentina Scillieri
Che non si dica in giro che io faccio solo recensioni negative. Non è così. Sono semplicemente selettiva. Dopo anni e anni di letture su letture, ho perso un po' quella grinta che mi faceva apprezzare anche libri non proprio eccezionali. Oggi, alla mia veneranda età, cerco qualcosa di speciale, l'amore che strappa i capelli, per intenderci. E lo trovo. Raramente, ma lo trovo. E quando accade, quando un libro possiede la magia che cerco, è un giorno speciale.
Proprio come è speciale questo momento, in cui io ho la possibilità di contagiarvi con l'adorazione che nutro per La notte che ho dipinto il cielo, romanzo favoloso che mi ha lasciato senza respiro per un giorno intero (tanto è durato tra le mie mani), e con il cuore pieno di farfalle per tutti i giorni a seguire. Oggi compreso.
Per chi, come me, si nutre di passioni, colori tanto vividi da abbagliare e storie che urlano di essere lette, trovare un libro così ricco e trascinante è come trovare l'anima gemella. Perciò, se anche voi non sapete accontentarvi di libri che sanno solo scalfire la superficie del cuore, allora fate la scelta giusta. Scegliete di leggere La notte che ho dipinto il cielo e lasciatevi trasportare dalle sensazioni che vi regalerà. Non ve ne pentirete, è una promessa.
Ma non aspettatevi una storia d'amore e nient'altro. Perché questo libro è molto, molto di più che una semplice storia d'amore. È la storia di una famiglia che non somiglia affatto a quella delle pubblicità, di un'amicizia forte come un fiume in piena, di due sorelle che si tengono per mano affrontando le difficoltà della vita. E poi, in ultimo, è anche una storia d'amore.
Accade raramente di entrare in contatto con un autore che con le parole sa dipingere scene in technicolor, vivide e abbaglianti come il sole di primavera. Quando ne si trova uno, lo si capisce immediatamente. Sono sufficienti due righe e scoppia tutto. Salta tutto all'aria: cuore, anima. Tutto. Ecco, Estelle Laure è quel genere di autore. Mi è stato chiaro quando le sue parole hanno cominciato a volare per la stanza, riempiendo ogni singola molecola d'aria che respiravo mentre le leggevo. Mi sembrava di inspirare le sue parole, di sentirle radicarsi dentro di me, appropriandosi di tutto quello che gli capitava a tiro.
Ancora adesso, a distanza di giorni dalla lettura del suo libro, le sento battere e fremere, come ali di un colibrì che vuole spiccare il volo. Mi raccontano la storia di Lucille ancora e ancora, rinfacciandomi quanto triste sia stato capire che il libro era giunto al termine, che non avrei più saputo nulla di lei, di Wren, di Digby e di Eden.
La vita di Lucille è un groviglio di contrasti. Da un lato c'è la sua giovane età, quella dei primi amori, dei progetti, dei sogni che volano in alto. Dall'altra c'è la realtà che la opprime. Quella in cui il suo mitico padre, giovane musicista dall'animo ribelle, ha perso la testa e ha mandato tutto a rotoli, lasciando dietro di sé un cumulo di macerie. Senza di lui Lucille, la sorellina Wren e la madre hanno tentato di farcela. Ma senza di lui, la forza è venuta meno e anche la madre ha mollato la presa e si è lasciata andare. Via, lontano. Lasciando sole Lucille e Wren. Sole contro un sistema che potrebbe dividerle, contro le difficoltà della vita, contro il rifiuto della madre e la debolezza del padre. Sole, ma non poi così sole. Perché tutt'intorno a loro c'è l'amore. Quello vero, di amici sinceri che mai volteranno loro le spalle. Un amore che vi travolgerà, lo so.
Come ho detto, la vita di Lucille è un groviglio di contrasti così come lo è il suo animo. Se da una parte c'è la voglia di chiedere aiuto, dall'altra c'è la consapevolezza che se chiedesse una mano lei e Wren potrebbero essere divise per sempre; se da un lato c'è la leggerezza e l'emozione del primo amore, dall'altra c'è la paura che questo sentimento possa mettere fine alla sua amicizia con Eden; se da una parte è divorata dal rancore che nutre nei confronti di chi le ha voltato le spalle, dall'altra non aspetta altro che dare loro una seconda possibilità.
La sua non è una storia semplice da digerire: ti investe come un treno in corsa, lasciandoti senza fiato. È narrata così bene da essere terribilmente verosimile e, credetemi, si tratta di una caratteristica bellissima, ma anche pericolosa. Ancora adesso, dopo giorni dalla lettura, sento scoppiare dentro di me la rabbia cieca che avrei voluto riversare sui genitori di Wren e Lucille, ma anche su Estelle Laure. Come ha osato scrivere un libro così intenso e doloroso e bellissimo? È uno di quegli affronti che mi portano ad adorare ciecamente un autore, odiandolo e amandolo allo stesso tempo.
Ma oltre la rabbia, oltre la voglia di prendersi cura di Lucille e Wren, c'è la luminosità che offusca tutto. Una luce scaturita da tutti i tipi d'amore possibile: quello di un gruppo di angeli silenziosi che si occupa delle ragazze di nascosto; quello di amiche che non ti mollano nemmeno per sogno; quello di due sorelle che darebbero la vita l'uno per l'altra; quello di due innamorati che sfidano tutto pur di darsi una possibilità.
Portrei parlare all'infinito di quanto questo libro sia unico, speciale, vivo. Ma direi troppo e sempre troppo poco. Leggetelo, ecco tutto.
Recensione di Glinda Izabel
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